Anatomia di una crisi: i flop di RIM, Microsoft e Nokia

Android, iPhone e iPad stanno decimando le aziende storiche ad un ritmo ancora più veloce rispetto alla rivoluzione dei PC. Vediamo in questa lunga analisi quali sono le cause secondo gli esperti del settore.

 

Cominciamo col riportare che Verizon ritiene talmente “sbagliato” il nuovo tablet Playbook della RIM, da annunciare il giorno successivo al suo debutto che non sarà possibile utilizzare la rete wireless della compagnia telefonica per le connessioni dati. Evidentemente sono dello stesso parere i colleghi della AT&T, dalle cui reti non sarà possibile collegarsi allo store di RIM per il download degli applicativi, tra i quali il BlackBerry Bridge, strumento essenziale per il funzionamento della posta elettronica. In pratica una condanna a morte del Playbook, prima ancora di avere commesso alcun “reato”. Si tratta di una scelta non di poco conto, soprattutto se si considera che RIM è stata, di fatto,  la prima ad entrare nel mercato degli smartphone. E il problema non  si limita ai canadesi.

Dopo molti anni, sfruttando la sua forza di mercato, Microsoft ha rilasciato la versione mobile Windows Phone 7. Non è ritenuta dagli esperti così “orrenda” come il tablet della RIM, ma viene considerato comunque un software sull’orlo del precipizio. Anche se è possibile trovare più di una compagnia telefonica che non ne blocchi l’utilizzo.

Invece Dell è saltata sul carro di Android per il sistema operativo del suo tablet, ma il tentativo passato di entrare nel mercato degli smartphone fallì immediatamente, del resto chi si ricorda del pocket-Pc Axim ??

La lista continua con Nokia: Espoo ha dovuto sopprimere il figlio Symbian, pur di sopravvivere alla pesantissima crisi nella quale è entrata. E ne sono passati di anni (e di versioni) prima che i manager capissero quanto fosse sbagliato quel sistema operativo. La scelta di adottare Windows Phone viene vista dagli esperti come il salto dalla padella alla brace, almeno per il solo fatto che dovrà aspettare ben oltre l’inizio del 2012 prima di vendere un cellulare con sistema tutto nuovo.

C’è poi una vera e propria parata di produttori di successo di computer e componenti elettronici fatti in Asia, come Acer, Lenovo e ViewSonic, che si sono lanciati troppo frettolosamente nel nuovo mercato degli smartphone, con prodotti concepiti malissimo.

Come mai queste super potenze della tecnologia stanno fallendo così clamorosamente nel mercato mobile?

Come è possibile che nessuna di queste grandi aziende riesca a vedere nelle proprie scelte errori così gravi e proseguono tranquillamente fino al suicidio?

Le ragioni sono diverse e Apple non è di sicuro nessuna di quelle, anche se  Cupertino ha costruito il successo con prodotti curati in ogni particolare, ma l’aver messo sul mercato (forse) i prodotti migliori non è la causa della crisi dei colossi informatici e dell’elettronica, soprattutto se questi hanno costruito prodotti così sbagliati.

La principale causa di tanti gravi e grossolani errori sta nel fatto che per queste aziende è diventato difficilissimo cambiare marcia e spostarsi da un binario sul quale hanno viaggiato tanto bene e solidamente per troppi anni, senza la necessità di correre “il rischio inutile” di intraprendere nuove avventure. E’ troppo difficile e problematico abbandonare quanto ha funzionato così bene fino a poco tempo fa e per tanti anni e che ha portato soprattutto montagne intere di soldi.
Insomma era inutile correre il rischio di investire in ricerche su un mercato del quale non si sapeva nulla e che nessuno immaginava potesse esplodere così velocemente. Del resto il core business storico produceva ormai automaticamente introiti senza nessuna fatica o ulteriore bisogno di grandi avventurosi rischi di investimenti.

Quando Apple ha introdotto l’iPhone nel 2007, sembrava essere un cambiamento sbagliato di campo per il produttore di Mac, una scommessa che poteva avere successo solo in un mercato alieno. Quella scommessa è stata vinta invece, con Apple che ora vanta il più alto valore tra le società tecnologiche, posizione alla quale oltretutto è arrivata alla velocità della luce.

Eppure già nel 1999 Steve Jobs aveva deciso di costruire l’iPod, un prodotto di consumo del tutto estraneo per un’azienda di computer. L’uscita nel 2001 dell’iPod ha spinto inevitabilmente lo sviluppo e il concepimento del telefono-computer di successo della Mela.

Allora Apple era in condizioni davvero critiche, per cui la società aveva la libertà e la forza di prendere scelte coraggiose. Era proprio la filosofia del “think different!

RIM, Nokia, Microsoft e Dell non erano invece in una situazione così disperata da obbligarli a pensare veramente a qualcosa di nuovo e vincente e gli utili continuavano ad arrivare come una vera e propria rendita di posizione. Quando uscì l’iPhone, l’esercito dei manager ritenne quell’oggetto un semplice giocattolo rivolto alla piccola clientela di Apple, senza nemmeno accorgersi di quello che era successo anni prima con l’iPod: l’apertura di una breccia grossa come una montagna.

Errori così gravi hanno permesso ad Apple di uscire con il super tablet, ovvero un missile atomico sul futuro dei computer stessi.

Perché colossi come RIM, Nokia e Microsoft rischiano di fallire?

RIM ha sviluppato tutto il suo sistema sulla sicurezza e il controllo dello stesso, a tal punto da impedire anche il solo concepimento della possibilità di installare giochi sulla propria piattaforma. Con la conseguenza di far scappare la totalità degli sviluppatori di applicazioni.

Nokia e Microsoft avevano invece lo stesso “paternalistico” punto di vista sulla strategia, stavano parlando alle persone sbagliate: i manager sono in genere conservatori, avversi al rischio, tradizionalisti e con l’attenzione solo all’analisi di dati consolidati coi quali costruire le previsioni teoriche degli andamenti futuri. Manager troppo legati ai manuali di scuola e ciechi letteralmente su come si stava muovendo il mercato, insomma l’esatto contrario della mission di chi dovrebbe studiare marketing.

Gli esperti hanno definito questi super manager dei professionisti dell’epoca dell’uomo di Neanderthal, indicando così la loro reale collocazione non al passo dei tempi.

Aziende come quelle appena citate non sono in grado di allontanare immediatamente i responsabili di scelte così sbagliate, al contrario di Apple, dove Steve Jobs è famoso per licenziare immediatamente manager inutili e non produttivi ai reali bisogni (si racconta che sia il terrore dei manager, licenziati direttamente in ascensore, senza perdere ulteriore tempo).

Quanto avremmo bisogno (disperato) di uno Steve Jobs nelle aziende italiane, soprattutto per il licenziamento di quei super manager del nulla incapaci di tutto, a parte dell’aumento del proprio stipendio milionario.

In tutti questi anni i manager hanno costruito un potere interno alle aziende, trasformando gli uffici del personale quale vero cuore pulsante e centro di reale decisioni, intrighi e relazioni. Insomma un settore che doveva servire a cercare il meglio delle menti sul mercato, si è trasformato in uno strumento atto a mantenere il potere consolidato di qualcuno, incurante della rivoluzione copernicana che stava avvenendo là fuori.

Nel frattempo Apple nel 2007 aggiungeva il sistema mobile al proprio “arsenale”, usandolo quasi come uno strumento di vendetta delle passate sconfitte. La macchina da guerra di Cupertino era in movimento da anni, quando invece tutti gli altri dormivano sugli allori e disponevano solo di un “arsenale” vetusto, di valore, ma troppo vecchio per stare al passo coi tempi.

RIM, Nokia e Microsoft avevano trascorso così tanto tempo resistendo al cambiamento che non sapevano non solo riconoscerlo, ma nemmeno capire di non avere più il tempo di capirlo !

Nokia, semplicemente, ha fallito nel tentativo. E ha puntato tutto su Redmond.

Microsoft invece ha cestinato la sua attuale piattaforma Windows Mobile e ha iniziato di nuovo da zero. Il team di sviluppo ha deciso di far finta non fosse successo nulla nei quattro anni precedenti, concentrandosi quindi sul nuovo sistema operativo mobile, traendo ispirazione da IOS e Android.

RIM ha seguito una strategia simile, avendo ancora meno idee su quello che un concorrente dell’iPad doveva essere nella realtà dei fatti: non volevano accettare nemmeno il solo pensiero che il loro tablet potesse essere in concorrenza con l’iPad.

Microsoft ha peggiorato così i già scarsi risultati, pensando di abbandonare i precedenti mercati, quelli business, concentrandosi su progetti rivolti alla clientela giovanissima. I manager impegnarono ulteriori risorse e tempo seguendo l’ennesimo progetto sbagliato.

Microsoft è arrivata in questo modo ai prodotti “Kin1 e Kin2”, che dovevano essere anche uno strumento con funzione di social network. Si trattava di un telefono smartphone inutilizzabile dai ragazzi e completamente rifiutato dalla clientela adulta, specie quella business. Ne hanno venduti meno di 500 in tutto il mondo: solo un super manager italiano saprebbe fare di peggio, ma con uno stipendio di sicuro migliore !

Gli esperti più critici ritengono inoltre che lo stesso Windows Phone 7 sia nato sulle identiche basi del progetto Kin: nessuna implementazione sui prodotti Office, nessuna sicurezza, difficoltà generali di configurazione, nessun supporto al nuovo html 5, nessun multitasking effettivo, nemmeno il copia incolla. Insomma nulla di nuovo dalla vecchissima release 6, e soprattutto nulla di meglio dei prodotti di Apple e Android.

Non c’è quindi da sorprendersi se molti produttori hardware hanno abbandonato Windows Phone velocemente e scelto Android senza il minimo rimpianto.

RIM è riuscita a fare peggio di Microsoft in questo senso. Il Playbook appena partorito non ha la “comodità gestionale” dei concorrenti e quasi nessuna funzionalità di sicurezza, si affida inoltre troppo sull’utente che possiede ancora lo smartphone di concezione più vecchia del mercato: il BlackBerry. Un vero “pairing di apparecchi” che esclude automaticamente quella clientela che non ha nessuna intenzione di acquistare un telefono canadese. Eppoi nonostante il “play” del suo nome, non ha nulla di lontanamente ludico e nemmeno di “simpatico”. Nessuna applicazione particolare e come punta di diamante tra i giochi offerti: il 35 enne Tetris, bellissimo gioco del millennio passato ! In pratica un prodotto nuovo nei negozi, ma derivante dai progetti vecchi e già non al passo della concorrenza.

Il mercato oggi non vuole più una differenza tra prodotti di uso personale e di svago con quelli di lavoro, perché quel confine non esiste più e i nuovi oggetti della tecnologia devono essere il meglio in tutti i campi.

Non è facile per la mentalità di un manager di 60 anni capire che il quarantenne di oggi è nato con i videogiochi degli anni ’80, e probabilmente morirà giocando all’ultimo “spara spara” di turno, magari dopo aver risposto a delle email di ex colleghi. Un’immagine un po’ esagerata forse, ma di sicuro significato: la forma mentis di una classe dirigenziale datata è troppo vecchia e fa di tutto per resistere e non lasciare la posizione di rendita, al costo di non accorgersi (o far finta) di quello che sta succedendo, anche se la barca sta cominciando a “prendere acqua” da tutte le parti.

Gli stessi amministratori di RIM sostengono ancora oggi pubblicamente che le applicazioni mobile sono solo una moda passeggera, come del resto lo stesso iPhone. Quando la moda inevitabilmente passerà, i manager di RIM sono convintissimi che gli utenti torneranno ad abbracciare l’amato BlackBerry (sperando ci sia ancora chi lo produce…).

Non solo, RIM conta addirittura sul mercato dell’America Latina, una vera roccaforte dell’azienda canadese, a tal punto di garantirle il passaggio di questa fase di crisi, in attesa di arrivare al giorno che tanto sognano, quando la sbornia delle mode sarà passate e si tornerà all’autarchia telefonica made in Canada.
Queste possono sembrare a qualcuno considerazioni assurde, eppure tutto lo Stato Maggiore di grandi ufficiali e sottufficiali della corazzata RIM ha queste convinzioni e prosegue su questa rotta con una barca affondata già oltre della metà. Ma si sa, finché la barca va…

L’acquisizione di moderne tecnologie non è sufficiente a impedire a questo managment di rimanere proiettato completamente all’indietro, nel secolo scorso appunto, concentrato a proteggere solo se stesso.

In un meccanismo che funziona in questo modo, è quasi impossibile anche per menti brillanti abbattere il muro che protegge il meccanismo stesso e la mentalità di aziende che sono invecchiate troppo velocemente, senza nemmeno rendersene conto.

Ecco perché la maggior parte delle aziende non sopravvive a queste rivoluzioni del mercato, come quella che stiamo vivendo adesso. Basti pensare agli anni ’80 dove poche aziende di elettronica hanno creduto all’arrivo dei computer e chi non ha capito cosa esso rappresentasse è finito col fallimento.

Si capisce oggi più chiaramente perché IBM abbia deciso (saggiamente) di vendere la divisione PC alla Lenovo, manovra che solo 4 anni fa non era stata capita. Col “senno di poi” possiamo affermare che l’IBM stesse già intuendo l’evoluzione incerta del mercato dei portatili. Analisi invece non prevista da HP e Dell: infatti hanno proseguito sul business classico e oggi cominciano ad arrancare, mentre IBM si appresta a sorpassare niente meno che la Microsoft.

Questi principi valgono per tutte le categorie, ad esempio editoria, musica, librerie, automobili e negozi vari: chi non ha il coraggio di cambiare è destinato a fallire.

Il momento giusto per RIM, Nokia e Microsoft di scommettere sugli smartphone era il 2007 e non il 2011 o addirittura il 2012: Apple e Android avranno ormai definito la strategia giusta e conquistato tutto il mercato.

Il resto è storia. RIM, Microsoft, Nokia e Dell sono oggi tutti stracotti nel mercato mobile, e sembrano più dei morti che camminano, in cerca di una sola soluzione. Ma è tempo di andare avanti. Chi si ferma e non coglie il vento dei cambiamenti è perduto. Non bisogna però farsi ammaliare da progetti nati già morti.

E’ rarissimo che una azienda riesca ad avere una visione così avanzata, a cogliere i tempi e le prospettive di una transizione su nuove realtà. In pratica sono davvero pochi gli imprenditori che hanno il coraggio di rischiare. E solo chi ha il coraggio di inseguire i propri sogni può entrare a pieno titolo nel futuro. Apple e Google ci sono riuscite.

 

Fonte: InfoWorld

 

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