E’ morto Max Mathews, il padre della musica sui computer

L’ingegnere Mathews fu il primo a scrivere un programma che permettesse a un computer di sintetizzare la musica e quindi eseguirla. In tutti questi anni ha sviluppato inoltre intere generazioni  di software per computer, strumenti musicali e dispositivi elettronici. Si è spento a 84 anni a San Francisco.

Max Mathews iniziò a lavorare nei laboratori della Bell nel 1957. Scrisse un programma che permise a un computer mainframe della  IBM di eseguire per la prima volta una composizione musicale di soli 17 secondi.

Poiché i computer di allora erano lentissimi, fu necessario trasferire l’audio su un nastro, altrimenti quei soli 17 secondi di musica avrebbero impiegato più di 1 ora per essere eseguiti. Ma l’esperimento fu un vero successo, perché dimostrò che era possibile digitalizzare la musica.

«I timbri e le note non sono state l’ispirazione», ha detto in una conferenza Mathews nel 1997, «ma la rivoluzione tecnica sta ancora riverberando di quei suoni».

Nei laboratori di ricerca della Bell, Max Mathews ha sviluppato il primo sistema informatico per le performance musicali dal vivo. Programmi come Csound, Cmix e MAX (in suo onore)  furono sviluppati negli anni ’80 da questo geniale ingegnere, amante della musica.

Mathews diventò famoso al grande pubblico nel 1968, quando il computer HAL 9000 si mette a cantare Daisy Bell (a bicycle built for two) nel film “2001: Odissea nello spazio“. In particolare lo scrittore Arthur C. Clarke visitò i laboratori della Bell nel 1960, e vide allora un vocoder, un sintetizzatore di voce sviluppato da John L. Kelly, che cantava appunto Daisy Bell grazie a un software di Mathews. Fu così che lo scrittore decise di inserire quell’evento tanto tecnologico nel romanzo da cui poi avrebbero girato il film capolavoro del regista Kubrick.

Mathews ha sviluppato anche il “Baton Radio”, un precursore del controller gestuale sviluppato poi da Nintendo, Sony e Microsoft. Il dispositivo era formato da due bacchette che permettevano all’utente di comandare una orchestra musicale virtuale e quindi di salvare tutto in un file MIDI.

«Max Mathews ha regalato al mondo un nuovo modo di immaginare e creare musica», ha detto John M. Chowning, compositore e professore  presso l’Università di Stanford, proseguendo:  «Egli ha avuto un effetto enorme su come la musica si è evoluta negli ultimi 50 anni».

Dopo essersi diplomato, Mathews entrò in Marina dove si specializzò come tecnico radio, determinandone quindi il percorso futuro. Continuò poi a studiare ingegneria elettrica presso la California Institute of Technology, dove conseguì un diploma di laurea nel 1950, e successivamente la Massachusetts Institute of Technology, dove concluse un dottorato nel 1954.

Presso i Bell Labs, Max Mathews ha collaborato con vari scienziati e compositori, lavorando sulla sintesi della voce e della musica computerizzata. Capì subito l’importanza e le implicazioni per il mondo musicale del lavoro di Claude Shannon nella conversione digitale dai formati analogici.
Pubblicò nel 1963 sulla prestigiosa rivista Science l’articolo “il computer digitale come uno strumento musicale“.

Era un entusiasta violinista, dilettante, e inventò diversi violini elettronici. Il primo era chiamata “Balestra” a causa della suo aspetto. Ha lavorato presso la Bell fino al 1985, dopo ha continuato le sue ricerche come professore di musica presso il Centro di Ricerca Informatica di Stanford, nel dipartimento di musica e acustica.

«Ciò che dobbiamo imparare è quello che il cervello umano e l’orecchio pensano sia bello», ha detto Mathews lo scorso gennaio, aggiungendo: «Cosa ci piace della musica? Cosa amiamo dei suoni acustici, dei ritmi e delle armonie? Quando troveremo che sarà facile fare musica con un computer».

Anche ai sogni di questi uomini meno famosi si deve la rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo.

Fonte: NYT

 

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