Gruppi che tutelano gli interessi del copyright, agenzie governative, provider di Internet e gli utenti che scaricano, scaricano e scaricano. Ecco gli attori della prossima guerra legale che sta per scatenarsi a livello globale. Le linee guida comuni da tenere contro il diritto di scaricare e condividere file digitali tutelati dalla proprietà intellettuale sono state tracciate e anche l’Italia si sta muovendo. Le prime scarne notizie dei giorni passati diventano sempre più chiare col passare dei giorni.
Il Governo degli Stati Uniti non vuole intervenire direttamente, ma sostiene la nuova regola dei 6 avvisi da inviare contro gli internauti che scaricano file illegalmente. E’ stata inoltre fondata l’agenzia Center for Copyright Infringement (CCI) a sostegno dei provider di Internet e di chi detiene i diritti di copia.
I Governi in Europa si stanno invece muovendo in prima linea. Anche se in Spagna il tentativo di portare in tribunale alcuni siti colpevoli di condividere contenuti digitali protetti dal copyright è fallito, dimostrando che la battaglia, anche legale, è molto difficile per chiunque.
In Italia i provider Internet, per ora, si prenderanno il diritto di cancellare arbitrariamente dai propri server contenuti digitali che verranno segnalati come irregolari, e nel prossimo futuro verranno impediti gli accessi a quei portali stranieri ritenuti illegali. Tutto questo senza dover passare attraverso alcuna autorità giudiziaria.
La Francia è stata la prima a muoversi in questo campo e, per ora, gli effetti sono stati solo dimostrativi. Il sistema francese prevede solo 3 avvisi, rispetto ai 6 degli americani. Ad oggi sono stati tracciati ben 18 milioni di casi di violazione di condivisione di file digitali, ma per questioni di bilancio e di risorse umane disponibili, gli avvisi inviati sono stati solamente 470 mila. Di questi utenti che hanno ricevuto il primo avviso, ben 20 mila hanno proseguito nel download illegale, ottenendo così il secondo avviso per posta (quella vera). Di questi 20 mila, ad oggi, solo 20 sono stati portati davanti a un giudice.
Il cane e il gatto che si inseguono, forse, in una corsa senza vincitori. Sta di fatto che per la prima volta dopo tanti anni, i detentori del copyright stanno avendo le loro ragioni con il sostegno dei provider Internet (coinvolti nel business di quanto si riuscirà a recuperare dalla pirateria digitale) e dei Governi.
Scontata la reazione dei programmi peer-to-peer e dei vari servizi di file sharing, nel tentativo di mascherare il flusso dati e l’identità degli utenti. Però i provider terranno traccia comunque del carico di quanto viene scaricato nei giorni, potendo in questo modo identificare alla fonte chi continua a fare un largo consumo di banda senza sosta.
Rimango personalmente convinto che la pirateria digitale si possa combattere tagliando i prezzi, come ha dimostrato Apple con i miliardi di download legali dal suo negozio virtuale. A pochi euro si potrà acquistare nei prossimi giorni OS X Lion o una qualsiasi distribuzione di Linux. Tra Windows 7 (209 – 339€) e Office (139 – 699€), invece, i soldi necessari per le licenze basterebbero addirittura per l’acquisto di un Pc.
E in questo, qualcosa non mi torna affatto.
Fonte: DailyTech