Che i Mac con chip Apple Silicon siano decisamente performanti lo avevamo già detto ma abbiamo deciso di approfondire la questione e di testare a fondo le potenzialità di un Mac M1 in campo fotografico e capire come un appassionato oppure un professionista della fotografia può lavorare.
Da fotografo e professionista dell’immagine ho cercato di rispondere al quesito, così da capire come ci si trova a lavorare con questa nuova architettura in campo fotografico.
Come per i test realizzati in ambito videomaking, contestualizziamo lo scopo di quest’approfondimento. I test sono realizzati in condizioni di uso reale e non sono pre-confezionati in modo scientifico e/o in ambienti di test asettici o controllati. Questo significa che le analisi che ho potuto effettuare sul mio MacBook Pro M1 potrebbero non essere totalmente indicative per ogni utente, utilizzo o progetto. Non ho, volutamente, creato dei file da usare per dei meri test di velocità: l’esperienza del photo-editing comporta una serie innumerevole di variabili e, proprio per questo, ho preferito un approccio più empirico.
Ho suddiviso, inoltre, le valutazioni in categorie differenti; tutte ugualmente importanti per una completa valutazione dell’esperienza di editing fotografico e di scatto in studio.
Lettura e scrittura dell’unità SSD integrata: non essenziale come per i video ma da tenere in considerazione
Il primo punto da tenere presente quando si lavora con grandi quantità di materiale è il valore di lettura e scrittura dei dati sul disco integrato e/o sul disco di lavoro. L’unità SSD del MacBook Pro M1 che ho acquistato è da soli 256GB quindi per progetti più corposi ho scelto di usare in combinazione una unità SSD NVMe PCIe M.2 2280 da 1TB esterna con un box di collegamento Thunderbolt 3 per avere pressoché le stesse performance del disco interno. Non influisce quindi sui dati del test ma volevo specificarlo perchè può essere una soluzione interessante per i fotografi che lavorano su più macchine e che possono usare un’unità SSD esterna velocissima senza perdersi in ulteriori trasferimenti.
La velocità di lettura e scrittura è stata così rilevata, su un campione di diversi test sul disco di sistema:
- 2001MB/s in scrittura
- 2862MB/s in lettura
Si tratta di valori più che validi per tutte le esigenze di editing fotografico che prevedano l’uso di un computer portatile o desktop che sia, non considerando le workstation dei grandi studi. Punto positivissimo, quindi, che offre un’ottima velocità di download dei file delle fotocamere e che ne permette una facile gestione.
In ogni caso, qui si tratta di un punto meno essenziale rispetto all’editing video vero e proprio ma pur sempre da tenere in considerazione poiché più veloce è il valore di lettura e scrittura e maggiore sarà la reattività del software di editing fotografico, soprattutto per l’importazione e l’esportazione del materiale.
Software per lo scatto in studio: basta Rosetta 2 per la fotografia su Mac M1?
Tutti i fotografi che lavorano in uno studio o su un set ben strutturato sanno che ci sono molteplici vie per controllare la camera in remoto e concentrarsi al massimo sulla composizione e sulle impostazioni. Ci sono tantissimi software appartenenti alle case produttrici delle varie fotocamere, così come software di acquisizione da poter usare direttamente sul Mac per scattare e salvare le immagini su disco, e quasi tutti sono sviluppati per architettura Intel. Questo però non è un vero e proprio problema in quanto Rosetta 2 emula perfettamente l’architettura Intel e permette ai software di funzionare correttamente anche su M1. Certo, in caso di grandi trasferimenti di immagini (magari a raffica) il consiglio è di usare una connessione LAN in camera ma questo è un tecnicismo che i fotografi già conoscono bene.
Personalmente ho provato la suite di Sony per il collegamento con le mie mirrorless Alpha 7 III e Alpha 7R III. Il software si chiama Imaging Edge Desktop e si compone di tre funzionalità: Edit, Remote e Viewer. Tra le varie opzioni per l’organizzazione e la modifica dei file, facilmente sostituibili con software molto più blasonati e importanti, il comando “remote” fa il suo dovere. Anche su M1 non mi ha creato alcuna difficoltà, neppure nei momenti più stressanti e, soprattutto, considerando che il software non è assolutamente ottimizzato per macOS 11.
Difficile fare previsioni sull’avvento di versioni per M1 dato che questi software sono notoriamente meno comuni di quanto si pensi e quindi non si aggiornano agli stessi ritmi dei più famosi.
Organizzazione degli scatti: da Lightroom a Capture One
Un fotografo ordinato è un fotografo felice e lo dico per esperienza. Quando non si organizzano le immagini al meglio, con le giuste cartelle, i nomi, le date e le stelline di valutazione, l’editing professionale può diventare un vero inferno. Ecco perchè tra i vari software di fotografia che uso sui miei computer, prediligo l’organizzazione del catalogo che solo Lightroom e Capture One possono offrirmi, entrambi ottimizzati per Apple Silicon. Lightroom Classic, invece, non è ottimizzato per M1 al momento anche se si comporta piuttosto bene. Ottima, seppur semplificata, la gestione dei file di Lightroom CC, che invece è aggiornata per Apple Silicon.
Nessun particolare problema nell’organizzazione dei file, nota molto positiva che aiuta e agevola parecchio la fase di editing successiva. Onestamente mi sarei aspettato maggiori opzioni di organizzazione da parte di altri software molto ben ottimizzati per M1 che, invece, restano fedeli all’idea dell’editing rapido e legato al Finder, ma sono estremamente colpito da come Capture One e Lightroom CC abbiano gestito le enormi quantità di scatti ad alti megapixel (42MP) realizzati da Sony A7R III su questo processore.
Editing singolo e multiplo: la battaglia dei software di fotografia premia i migliori su Mac M1
Ci sono tantissimi software fotografici disponibili per Mac e, anche se non fanno tutti parte del mio workflow abituale, ne ho provati tantissimi per capire quale sia il livello complessivo raggiunto su M1 e quali siano – effettivamente – i top da tenere in considerazione.
Vi lascio indovinare i software che ho apprezzato di più? No, eccoli elencati di seguito:
Si, avete letto bene, non ho incluso Photoshop in questo elenco perchè ci concentreremo su di lui nella prossima sezione. Posso dire però che questi quattro software sono veramente incredibili su Mac M1 e offrono tutti la piena compatibilità ad M1. Questione di esigenze e di abitudini ma c’è una enorme chiave di lettura in tutto questo: per la massima flessibilità di lavoro servono più software ed io ho trovato la pace con questi quattro.
Lightroom CC
La soluzione “moderna” di Adobe, con pieno supporto all’architettura ARM e con tante funzionalità cloud ormai indispensabili se si lavora anche con smartphone e tablet. Certo, Lightroom CC offre meno opzioni e meno funzionalità rispetto a Lightroom Classic ma regala un’esperienza molto più pulita e piacevole alla vista, sincronizzando facilmente la libreria e tutti i preset salvati ed importati. Le performance su MacBook Pro M1 sono molto valide e mi hanno permesso di lavorare con piena libertà su tutti i file che ho elaborato. Nessun lag, nessun problema e nessun blocco, anche con MP elevati e tante correzioni, comprese le modifiche selettive.
Capture One
Il software consigliato da Sony per tutti i suoi utenti, nonché uno dei più performanti sul mercato, Capture One è stato strabiliante. L’esperienza maturata con questo software mi ha rassicurato sulle capacità di Apple Silicon e mi ha mostrato come un software realizzato già perfettamente su Intel funzioni benissimo anche nella sua versione ottimizzata per ARM. E Capture One ne ha da dire di cose: professionalità e attenzione ai dettagli di ogni regolazione, profilo colore e tool, gestione dei colori al top e integrazione con le macchine Sony incredibile.
Certo, ad ogni avvio dovrete lasciargli qualche secondo per completare il setup dell’accelerazione hardware ma poi la fluidità di lavoro rende tutto fantastico senza sbavature e con una professionalità difficile da eguagliare. Ho elaborato una vasta gamma di immagini, sempre ad alti MP, realizzate con Sony A7R III e non ho notato alcun blocco, problema o rallentamento. Ma c’è di più, anche con l’aumentare delle regolazioni, delle maschere e dei livelli non ho notato peggioramenti, se non un pò di rumore provenire dalla ventola. Insomma, se avete una Sony, una Nikon oppure una Fuji e usate Capture One al meglio delle proprie possibilità, potete andare sul sicuro anche su Apple Silicon.
Luminar AI
Questo software l’ho provato in due differenti versioni: una non ottimizzata per Apple Silicon e una pienamente ottimizzata per questa nuova architettura. Le differenze? Davvero abissali. Per essere certo di quello che sto per dire ho voluto provare il software su Intel così da avere un know-how completo e dettagliato. Questo software è ormai diventato indispensabile per il mio lavoro, è incredibilmente potente e rende facili tutte quelle operazioni che con software tradizionali come Photoshop richiederebbe ore ed ore di studio.
Il vero motore di questo software fotografico, per chi non lo conoscesse, sta nell’intelligenza artificiale che – su sempre più tool – rende incredibilmente facile l’editing delle foto. Dalla funzione di Sky Replacement, perfetta e super naturale, alla composizione smart della foto e al sistema di rimozione degli oggetti, questo Luminar AI offre tutto quello che serve per lavorare con le immagini. Ha una grafica pulita ed essenziale e, seppure non sembri “pro” al primo sguardo, offre tutto quello che serve, anche in fase di esportazione. Tutto alla massima qualità, compresi i tool per lavorare al meglio con preset e ritratti. Di recente è arrivata anche una novità dedicata agli utenti che fanno fotografia di matrimonio con un pack speciale di preset e un aggiornamento utile per l’effetto ritratto AI.
La differenza, su un software così complesso, si nota subito: la variante per Intel (chiaramente perfetta su Intel) girava con qualche sforzo su Apple Silicon e richiedeva pazienza e concentrazione ma la versione compatibile con M1 (l’update 3 per essere precisi) ha reso tutto così facile ed intuitivo che a paragone sembrava di viaggiare come sulla variante Intel sul mio iMac Pro. L’unica pecca, se possiamo così definirla, è l’esportazione più lenta rispetto ai suoi competitor.
Pixelmator Pro
Ancora un’app pienamente ottimizzata per Apple Silicon – ormai la transizione è davvero fluida – con pieni strumenti di editing fotografico: Pixelmator Pro. Quest’app offre un misto di funzionalità capaci di renderla versatile e completa anche per chi vuole fare “photo-manipulation” ma non ha Photoshop. Si lavora davvero benissimo con l’ultimo update (nome in codice 2.0.8 Junipero) e tutto l’editing avviene in maniera fulminea e istantanea. Forse, tra quelle provate, è quella più reattiva e veloce. Anche in questo caso ci sono molti tool e strumenti di regolazione con supporto all’intelligenza artificiale (qui definito come Machine Learning). Ho lavorato con piena efficienza e senza alcun tipo di riscaldamento o ventole sfruttando molti livelli, tante regolazioni, il ML, l’importazione di LUT esterne e tutta una serie di ottimizzazioni selettive per vari punti delle immagini. Anche qui tutto bene con i file della A7R III. Un lavoro davvero pregevole!
I grandi assenti: Lightroom Classic e Affinity Photo
Dalle mie prove, per quanto validi entrambi i software, non ho provato quella stessa sensazione di robustezza e reattività vista con gli altri software che ho citato prima. Affinity Photo è un pò come Pixelmator Pro ma, nonostante il pieno supporto ad Apple Silicon, l’ho trovata meno reattiva e molto più lenta in fase di export. Per Lightroom Classic il discorso è diverso: se siete professionisti non potete farne a meno (magari non serve ma dovete averlo) e dovrete aspettare con ansia un update ufficiale di Adobe ma se non siete professionisti potete tranquillamente sfruttare uno dei software di cui vi ho già parlato.
E Photoshop? Ottimizzato e presente!
Stesso discorso anche qui: se siete professionisti avete necessariamente bisogno di Photoshop per tutta una serie di motivi tra i quali spiccano la compatibilità, la professionalità e l’universalità del software più famoso al mondo. Diverso è il caso degli appassionati o dei foto-amatori o piccoli professionisti, che possono ricorrere a Pixelmator Pro senza grossi problemi di compatibilità ma pur sempre con qualcosa in meno. Su Photoshop si lavora benissimo, che sia in termini di grafica, di editing vero e proprio o di manipolazione dell’immagine e sono davvero pochi i rallentamenti. In buona sostanza possiamo dire che la GPU di M1 viene sfruttata appieno e quando si va un po’ in sforzo, tac, partono le ventole. Non si parla della stessa reattività di Pixelmator Pro ma parliamo comunque di un software profondamente diverso e decisamente più ampio.
Plugin e preset: inferno e paradiso!
Per i preset non ci sono particolari problematiche, si possono leggere e scrivere senza alcun tipo di accortezza e funzionano sempre allo stesso modo. Difatti i più popolari preset per Lightroom e Photoshop (azioni e pennelli compresi) mantengono sempre la loro classica estensione, così come per le LUT. Non ci sono cambiamenti da tenere in considerazione e si può tranquillamente migrare una intera libreria di LUT e preset su un nuovo Mac M1.
Ciò che invece complica le cose sono i plugin. Molti plugin sono già ottimizzati e aggiornati per Apple Silicon ma ce ne sono così tanti sul mercato (free o a pagamento) che nella maggior parte dei casi sarà necessario fermarsi e riflettere su cosa fare.
Sulla tematica fotografia, rispetto ai video, uso meno plugin possibili ma quei pochi che ho provato non hanno mantenuto la compatibilità su Apple Silicon e mi hanno costretto ad aprire Photoshop in modalità “Intel” grazie a Rosetta 2. L’ho fatto tramite il Finder, dalla sezione “ottieni informazioni”.
Dopo aver però lavorato su Photoshop in modalità Intel ho preso la decisione: disinstallare tutti i plugin non supportati. Il mio caso è però molto fortunato perchè quei pochi plugin non erano poi così essenziali, diverso però è il caso di chi lavora costantemente con tutti i plugin, magari anche costosi, che ha acquistato negli anni.
Detto questo, valutate se e quanto impattante è la questione plugin per tutti i vostri software di foto-editing prima di prendere una decisione o, quantomeno, cercate di capire se e quando i plugin che utilizzate verranno aggiornati per lavorare in fotografia su Mac M1 ai massimi livelli.
App e software: cosa manca all’appello per la fotografia su Mac M1?
Sempre più applicazioni e software professionali si aggiornano per supportare al meglio i chip Apple Silicon. Tra quelle più usate nel mondo dell’editing fotografico mancano solo Lightroom Classic e Capture One. In ogni caso ecco un rapido elenco delle principali:
- Photoshop CC – Apple Silicon
- Lightroom CC – Apple Silicon
- Luminar AI – Apple Silicon
- Pixelmator Pro – Apple Silicon
- Affinity Photo – Apple Silicon
- Capture One – Apple Silicon
- Adobe Lightroom Classic – Intel
Ci auguriamo che presto anche le app mancanti possano arrivare a supportare al meglio Apple Silicon, ciononostante ormai c’è praticamente quasi tutto per Mac M1 in tema fotografia.
La batteria viene da un altro pianeta, lo scriviamo ancora una volta!
La batteria, è un vero game changer. Si può lavorare sulle foto per ore e ore ininterrottamente senza dover ricaricare la batteria del MacBook Pro M1. Chiaramente, con le dovute variazioni, si tratta dello stesso tipo di efficienza che si può riscontrare su MacBook Air M1 e su Mac mini M1. Le richieste sono davvero contenute e se sui portatili questo aiuta a mantenere la batteria in ottimo stato anche per giornate intense lavorative, sui modelli fissi – compresi gli iMac M1 – questo ha un impatto non indifferente sui consumi energetici, soprattutto se messi in relazione alle richieste energetiche delle workstation desktop. Perfetti anche per un set in mobilità, magari per uno shooting da realizzare con l’uso del Mac come controller della fotocamera.
La fotografia su Mac M1 è pienamente supportata, attenti solo all’esportazione!
Ovviamente in base all’intensità del vostro lavoro in fotografia si potrà capire quale sistema è più adatto alle singole esigenze, Intel o Mac M1 che sia. Generalmente, tutte le applicazioni funzionano bene ma il vero boost lo danno quelle ottimizzate per i chip M1. Attenti solo all’esportazione di alcuni software, decisamente più lenta del previsto. Vi lasciamo un riepilogo, indicativo, sulla media dell’esportazione dei vari software testati.
- Lightroom CC: JPG 2,68 secondi – PNG (non disponibile su LR CC) – TIFF 3,5 secondi
- Luminar AI: JPG 7,5 secondi – PNG 7,5 secondi – TIFF 6,5 secondi
- Capture One: JPG 5 secondi – PNG 7 secondi – TIFF 4 secondi
- Photoshop CC: JPG 3,2 secondi – PNG 6,64 secondi – TIFF 1,77 secondi
- Pixelmator Pro: JPG 2,2 secondi – PNG 3,13 secondi – TIFF 2,2 secondi
- Affinity Photo: JPG 2,6 secondi – PNG 17 secondi – TIFF 9,16 secondi
Anche in questo caso, rispetto al mio vecchio MacBook Pro 15″ con processore Intel i9 octa-core, 16GB di RAM e grafica dedicata, questo MacBook M1 mi offre performance quantomeno simili e una batteria decisamente più performante.
I miti da sfatare su Apple Silicon M1
- La ventola sul MacBook Pro M1 c’è e si sente se si usa in modo stressante la CPU e la GPU
- Anche questi computer si riscaldano se usati in modo intenso, sebbene con temperature decisamente più accettabili rispetto alle controparti Intel
- Gli 8GB di memoria unificata sono validi e, spesso, non è necessario investire in un modello con 16GB
- Non è vero che con una spesa minore si ottengono le stesse performance di un Mac di fascia alta Intel
I punti “sorprendenti” di M1
- Il consumo energetico è davvero irrisorio
- Le app ottimizzate sono così fulminee da non sembrare vere
- Si può fare davvero di tutto con un modello entry-level
- Siamo solo alla prima generazione e chissà cosa ci aspetta di bello in futuro!
Queste quindi erano le considerazioni su come si lavora con i Mac M1 in fotografia. Chiaramente le esigenze variano da utente ad utente ed è per questo che questo approfondimento è più un racconto di un’esperienza che un dato da prendere senza contesto. Se volete approfondire potete dare un’occhiata alla nostra recensione completa, la quale affronta anche tante altre tematiche.
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