Sono passati ormai alcuni giorni da quando Apple ha presentato al pubblico il nuovo e potentissimo MacBook Pro da 16 pollici. Lo sapevamo che sarebbe arrivato, ma nessuno si aspettava forse un lancio così in sordina e soprattutto a novembre inoltrato. Invece eccolo qui, pronto e più che mai volenteroso di fare meglio dei suoi predecessori. Abbiamo analizzato un po’ tutte le prime recensioni che sono emerse, così come tutte le novità che si sono potute appurare in questi primi bilanci iniziali. Al netto del fatto che si tratti di una macchina costosa, potrebbero esserci i presupposti tali per definirlo il MacBook Pro che noi utenti volevamo.
Se andiamo a ritroso fino al momento in cui sono stati presentati i tanto belli quanto fragili MacBook Pro 2016, era da tempo che non si sentivamo gli utenti così contenti e potenzialmente soddisfatti (almeno sulla carta) di un portatile Apple. Parliamo di una macchina che rimane pur sempre molto costosa e che, come ha detto il nome stesso per anni, è orientata verso un mondo di professionisti. Invece è ormai assodato che i prodotti visti fino ad oggi siano stati tutt’altro che perfetti e che abbiano avuto più di un problema che, per l’appunto, un professionista non si può permettere di avere.
Prima di tutto una tastiera che possa funzionare nel lungo periodo senza avere la paura di digitare su di essa in ogni singolo contesto, che sia esso in ufficio o domestico. Senza dubbio poi dei prezzi che si potessero definire umani, al netto sempre delle specifiche tecniche del prodotto in questione e senza fare mille polemiche sullo scalino di differenza con i portatili Windows di pari fascia. Dopo tre anni era forse doveroso iniziare a vedere quell’abbassamento generale che abbiamo visto anche ad esempio sul MacBook Air di primissima generazione una volta che il processo produttivo iniziava a produrre e permettere le prime economie di scala.
Discorso a parte sulle porte Thunderbolt 3/ USB-C dove ormai ci sono due filoni. Il primo che le ha accettate ed ha iniziato la conversione garantendosi una buona dose di comodità generale pur con qualche limite (come il sottoscritto). L’altra parte invece che ancora le odia e che vorrebbe il ritorno di portatili più spessi ma con tutti gli agganci necessari. Sarei d’accordo con questo seconda parte, a patto che mi possa però ritrovare in una situazione in cui io non debba sacrificare l’estetica finale del prodotto e ne possa giovare in termini di più batteria o maggiore potenza (più la prima che la seconda).
Tornando al nostro portatile da 16 pollici, mi vorrei soffermare un secondo sulla tastiera , la prima e forse più importante richiesta fra tutte. Io sono uno di quegli utenti sfortunati che ha visto sostituirsi per ben tre volte la tastiera del suo MacBook Pro 2016 prima di effettuare un doveroso upgrade al modello 2018. Da quel momento in avanti, toccando tutti i ferri del caso, non ho più avuto problemi prendendomi però letteralmente cura della tastiera stessa. Con questo intendo che ho messo sin dal primo giorno una pellicola protettiva e che ho sempre fatto attenzione a cosa andavo a fare con il portatile.
Niente briciole, niente utilizzi impropri su di esso e via dicendo. Insomma lo ho trattato con i guanti. Adoro il feedback delle tastiere a farfalla, ma adoro di più avere un computer funzionante nel lungo periodo. So benissimo che la soluzione adottata nel 2018 non è stata efficiente, visti i problemi avuti, ma resto più che fiducioso nel mio caso. Ammetto però che vedere un ritorno al passato con il nuovo MacBook Pro 16 mi fa sorridere e non arrabbiare come in molti potrebbero pensare. È una sorta di ammissione di colpa con cui Apple ha tolto le castagne dal fuoco senza salire su un palco e dire a tutti che aveva palesemente sbagliato. Che piaccia o meno è una decisione forte quella presa dalla società di Cupertino e si spera ora di essere tutti certi nel non avere più problemi nel lungo periodo. Certo perdiamo un po’ in spessore vista la maggiore altezza di questa nuova versione, ma se questo vuol finalmente dire un ritorno al passato ed una migliore efficienza… Avete capito che questo passo indietro era doveroso. Avanti con la nuova Magic Keyboard al netto delle considerazioni sul nome a parte.
Sul capitolo prezzo invece vi racconto un aneddoto. Ero al bar con un amico a prendere un caffè post pranzo e sapevo più o meno della possibile presentazione di questo modello. Avevo scommesso con lui sul possibile listini iniziale. Mi sono tenuto largo parlando almeno di 3199 euro, mentre lui si assestava sui 3000 euro. Sapete tutti come è andata a fine poi, ma la cosa più bella è stata la sensazione generale di stupore nel vedere il prezzo reale e questo lo dico sia come addetto al settore ma anche (e soprattutto) come utente/consumatore. Sia chiaro, anzi chiarissimo, che 2699 euro siano comunque ancora molti soldi per un computer, al netto che ci si lavori o meno. Detto questo però non è una mossa molto da Apple specie se poi andiamo a vedere che:
- è stato raddoppiato lo spazio interno (e sapete benissimo quanto Apple sia cara in tal senso);
- le nuove CPU sono di gran lunga più potenti delle precedenti;
- c’è un nuovo alimentatore da quasi 100 W;
- una nuova tastiera completamente riprogettata ad zero;
- un display più grande da 16 pollici.
Chiudiamo il discorso dicendo che non sappiamo se Apple ci abbia o meno ascoltato. Io spero vivamente di si. È chiaro però che le tante critiche piovute sull’azienda nel corso di questi ultimi anni e per queste specifiche macchine siano pesate. A confermarlo ci ha pensato la stessa dirigenza che in qualche modo lo ha fatto capire nelle varie interviste rilasciate. Ascoltare i clienti non fa mai male, anzi tutto il contrario. Vedere che finalmente, dopo vari tentativi alla fine a nostre spese (degli utenti si intende) si sia trovata però una soluzione fa ben sperare per il futuro non soltanto della categoria quanto di tutto il movimento intorno alla stessa Apple. Questo discorso lo potremmo estendere infatti a qualsiasi altra macchina fisica fino ad arrivare ai tanti fantastici servizi che iniziano a pesare sempre di più nei risultati trimestrali. Per ora gustiamoci quello che possiamo dire un mezzo successo per noi utenti e speriamo che non si debba ripetere quanto visto con i prossimi modelli che, forse, arriveranno nel 2020.