La sempre piú diffusa pratica di bloccare Internet è, per certi versi, molto preoccupante, poiché l’accesso alla rete deve essere considerato un diritto di tutti gli uomini; questo almeno è il parere del rappresentante per la libertà dei media dell’OSCE, Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, con sede a Vienna.
Il Rappresentante dell’OSCE per la libertà dei media Mijatović Dunja (a destra nell’immagine) ed il turco Yaman Akdeniz, professore alla Istanbul Bilgi University, in occasione della presentazione di uno studio sulle normative riguardanti i nuovi media nella regione OSCE che si è a Vienna lo scorso 8 luglio, hanno ribadito quanto già abbiamo sentito dalle più diverse fonti e cioè che Internet deve restare libero e l’accesso alla rete dovrebbe essere considerato un diritto per tutti gli uomini.
Lo studio misura il livello di regolamentazione dei contenuti Internet nell’area OSCE e valuta le leggi nazionali alla luce degli impegni OSCE e degli standard internazionali di libera espressione ed accesso alle informazioni.
È la prima volta che uno studio di questo genere viene fatto su una scala così ampia e la Mijatovic ne approfitta per offrire consigli su come mantenere la rete il più possibile aperta. “Useremo lo studio come strumento di advocacy per promuovere un linguaggio di facile regolamentazione di Internet negli Stati partecipanti all’OSCE […] alcuni governi già riconoscere l’accesso a Internet come un diritto umano. Questa tendenza dovrebbe essere considerata elemento cruciale della libertà dei media nel 21° secolo“.
Da notare come alcuni Stati partecipanti (ricordiamo che si parla di Stati europei) hanno avuto problemi con l’invio delle informazioni richieste, in alcuni casi a causa di particolari disposizioni di legge, in altri per la difficoltà nel reperire le statistiche richieste. Inutile ribadire come questa mancanza di chiarezza renda difficile -anche e soprattutto per gli utenti- il comprendere i regimi di regolamentazione di Internet.
Paesi moderni che ancora appaiono claudicanti nel gestire queste “nuove” tecnologie; non certo una prospettiva rassicurante.
Akdeniz ha poi espresso la sua preoccupazione per la diffusione di pratiche di blocco che si incontrano anche nella regione dell’OSCE.
“Eventuali restrizioni alla libertà di espressione devono essere conformi alle norme internazionali. Una non conformità potrebbe portare alla censura […] la legislazione in molti paesi non riconosce il fatto che i concetti di libertà di espressione e di libertà dei mezzi di comunicazione si debbano applicare anche ad Internet, come un mezzo moderno di esercizio di tali diritti“.
In parole povere, dallo studio emerge chiaramente che le misure di filtraggio e di blocco sono in molti casi incompatibili con la libertà di espressione ed il libero flusso delle informazioni, entrambi impegni basilari di OSCE.
Insomma, a quanto pare il problema della libertà della rete non riguarda solo paesi lontani, poveri o magari impegnati in guerre civili e lotte intestine, ma è un tema di stringente attualità anche per noi, per l’Europa e più in generale per il mondo occidentale.
Ma fino a che punto ci si può spingere con la libertà della rete? Qual’è il limite oltre il quale la libertà di internet finirebbe con il ledere la libertà di altri? E quale il confine tra libertà ed anarchia della rete?
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