Aumentano i malware per il mining di criptovalute, anche su Mac

I dati del Global Threat Impact Index relativi a marzo 2018 rivelano una diffusione in crescita di malware per il mining di criptovalute.

In Italia si evidenzia il dominio di Coinhive, uno script di mining che utilizza la CPU degli utenti online per minare la criptovaluta Monero, oltre che di Cryptoloot, malware che utilizza la potenza della CPU o della GPU della vittima e le risorse esistenti per il mining di criptovalute, e di Rig EK, che diffonde exploit per Flash, Java, Silverlight e Internet Explorer.

A livello globale, il Global Threat Impact Index ha rilevato un’impennata degli attacchi derivanti dal malware per il mining di criptovalute noto come la variante di XMRig. Visto inizialmente nel maggio 2017, XMRig è entrato nella top ten dei malware più diffusi di Check Point (in 8° posizione) per la prima volta nel marzo 2018, dopo un aumento del 70% del suo impatto a livello globale. Lavorando sul device endpoint anziché nel browser stesso, XMRig è in grado di estrarre la criptovaluta Monero senza nemmeno dover attivare una sessione del browser del computer colpito.

A marzo, Coinhive è rimasto il malware più diffuso per il quarto mese consecutivo, colpendo il 18% delle organizzazioni; seguito subito dopo dall’exploit kit Rig EK (17%); mentre il miner Cryptoloot è salito al terzo posto (con un impatto del 15%). Infine, XMRig si è rivelata come l’ottava variante di malware più comune, colpendo il 5% delle organizzazioni.

I tre malware più diffusi a marzo 2018 sono stati:

1. Coinhive – uno script di mining che utilizza la CPU degli utenti che visitano determinati siti web per minare la criptovaluta Monero.
2. Rig EK – diffonde exploit per Flash, Java, Silverlight e Internet Explorer.
3. Cryptoloot – malware che utilizza la potenza della CPU o della GPU della vittima e le risorse esistenti per il mining di criptovalute aggiungendo transazioni alla blockchain e rilasciando nuova valuta.

Lokibot, trojan bancario che colpisce i sistemi Android, è stato il malware più diffuso e utilizzato per attaccare i dispositivi mobile delle organizzazioni, seguito da Triada e Hiddad.

Inoltre, i ricercatori di Check Point hanno analizzato anche le vulnerabilità più sfruttate dai criminali informatici. CVE-2017-10271 si è piazzata al primo posto con un impatto globale del 26%, mentre al secondo troviamo la vulnerabilità SQL injection (impatto del 19%) e al terzo posto la CVE-2015-1635, che ha coinvolto il 12% delle organizzazioni.

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