Apple è in crisi? Secondo gli analisti sì, tanto da parlare di un Tim Cook fuori dalle alte sfere della società. Ma le cose stanno davvero così?
Il pessimismo intorno all’azienda Apple è nato da quando il valore delle sue azioni è drasticamente calato dai 700$ di ottobre ai 380$ di questi giorni. Un calo non giustificato dai risultati, visto che le vendite di iPhone e iPad hanno toccato punte storiche e visto che i Mac sono gli unici computer a far registrare il segno positivo in un mercato – quello dei PC – in netta crisi. Un calo che molti hanno spiegato con una parola sola parola: speculazione. Grandi fondi di investimento hanno fatto il bello e il cattivo tempo con il titolo AAPL e, senza entrare nei particolari, hanno in parte dato vita a questo terremoto instaurando una reazione a catena che ha portato i piccoli investitori a vendere le loro azioni prima che perdessero ancora punti.
Reazione che è stata cementata ancora di più da alcuni analisti, come Doug Kass. Kass è arrivato alla ribalta delle cronache finanziarie soltanto due mesi fa, quando aveva previsto che Apple avrebbe effettuato uno split delle sue azioni. Peccato che pochi giorni dopo, lo stesso Kass ha ammesso che tale scissione non sarebbe mai avvenuta, definendo l’intera operazione come “impossibile”.
Se non ve ne foste accorti, Kass è anche colui che pochi giorni fa ha messo in giro la notizia (ripresa poi anche da Forbes) che il Consiglio di Amministrazione di Apple sarebbe intenzionato a liquidare Tim Cook e sostituirlo con un altro CEO. Insomma, per Kass il CEO tra i più apprezzati al mondo e capo della società più redditizia al mondo sta per essere licenziato. Anche in questo caso, si tratta soltanto di una previsione campata in aria, un po’ come quelle delle azioni da splittare. Non è così? Bè, lo stesso Kass ha poi ammesso che quella sua previsione era solo frutto di un’idea che probabilmente è balzata nella testa di qualche membro del CdA di Apple. Nulla di più.
Questo non significa che in Apple è tutto rose e fiori, perchè è sempre vero che il calo del valore delle azioni è stato repentino e molto alto, soprattutto se si considera che le previsioni parlavano di un titolo a 1000$ entro fine 2013. Oggi siamo a 398$, e questo traguardo sembra ormai impossibile da raggiungere.
Ritornando a Tim Cook, non dimentichiamo che fu scelto direttamente da Steve Jobs nel 1998 per guidare le operazioni internazionali di Apple, tanto da diventare un tassello indispensabile per la gestione dei partner di Apple nella produzione dei vari dispositivi. E’ stato lui l’artefice di tutti i contratti con le aziende asiatiche ed è stato lui ad ottimizzare le spedizioni in tutto il mondo. Eppure, dopo aver raggiunto nuovi record trimestrali per ricavi e vendite, ed aver aumentato i profitti ottimizzando le catene di produzione, il suo nome è stato accostato ad un possibile allontanamento da Apple. Una Apple, dicono alcuni, destinata a fallire nei prossimi anni. Ma quali sono le minacce per l’azienda di Cupertino? In primis se stessa, ma molti concorrenti come Microsoft, Dell, HP, Nokia, Motorola, Palm e BlackBerry sono ormai relegati ad un ruolo marginale. L’unica a rimanere a galla e a preoccupare Apple è Samsung. Basterà da sola, forse insieme ad uno due dispositivi interessanti prodotti da altri, a far morire Apple? Difficile, se non impossibile, a meno che la stessa Apple, appunto, non si suicidi con una serie di prodotti poco interessanti. Ma visto che in cantiere ci sono iWatch, nuovi iPhone, nuovi iPad, iOS 7 ridisegnato da Jony Ive, TV Apple e la nuova linea di Mac, sarà difficile che tutti questi prodotti facciano un buco nell’acqua. Aggiungiamoci anche l’iPhone economico, che potrà far storcere il naso a molti, ma che dal punto di vista economico (e qui di quello stiamo parlando) sarà un successo assoluto per l’azienda, dato che conquisterà mercati emergenti dove l’iPhone è ora praticamente assente.
Il lavoro duro per Tim Cook e soci sarà quello di mantenere alti i margini di guadagno, cercando di ottimizzare sempre più le catene di produzione e cercando di non scendere sotto la soglia attuale, che le consente di rimanere tra le aziende più prolifiche al mondo.
Insomma, le cose non vanno così male da giustificare un allontanamento di Tim Cook, anche perchè se così fosse i CEO di altre aziende (qualcuno ha detto Ballmer?) dovrebbero essere cacciati a calci nel sedere. Se poi ci fermiamo a parlare dei prodotti e a criticare Cook perchè ha fatto realizzare l’iPhone 5 che è brutto, l’iPad 4 che non ci voleva e l’iPad mini che è troppo piccolo, allora è il caso di ricordare che tutta la linea di prodotti Apple da qui al 2015 è stata avallata e approvata da Steve Jobs. E – ne siamo certi – se l’antennagate dell’iPhone 4 o il fallimento di MobileMe fossero avvenuti sotto la guida di Tim Cook, non solo Kass ma una sfilza di altri analisti ne avrebbero chiesto la testa.
Un dato può quindi emergere dagli ultimi mesi: scrivere del fallimento di Apple crea audience e fa parlare anche i TG, malgrado ad oggi questa azienda produca ancora i dispositivi più venduti e ricercati al mondo, tanto da avere difficoltà nel produrne tanti quanti ne sono richiesti. E malgrado, ad oggi, sia l’azienda con il più alto margine di guadagno nel mondo hi-tech.
Se poi Apple cresce, ma cresce poco, allora il problema è che non ha avuto un risultato così positivo come quello di un anno fa. Anche in questo caso, bisogna notare che molti mercati sono ormai saturi e che è difficile conquistare le stesse fette di mercato nel campo degli smartphone o dei tablet, quando negli ultimi due anni hanno avuto una crescita spaventosa. Insomma, sempre più utenti hanno già uno smartphone e un tablet, per cui sempre meno utenti avranno necessità di comprarne di nuovi. Se poi – ripetiamo – arriva l’iPhone economico, allora la crescita di vendite salirà alle stesse per Apple.
Ma, ad oggi, Tim Cook non ha presieduto ancora alcun trimestre con perdita di ricavi o profitti. Potrebbe avvenire stasera? Probabile, ma non sarà certo il canto del cigno, visto che Apple rimarrebbe comunque l’azienda più prolifica al mondo, con risultati di vendita al top e con un solo vero concorrente nel mercato degli smartphone.
Se poi vogliamo dare a Tim Cook la colpa della perdita di valore delle azioni Apple, allora stiamo sbagliando strada. Se da una parte Apple pubblica risultati record (gennaio) e dall’altra le azioni calano, qualcosa non va per il verso giusto. Ma non in Apple, ma a Wall Street (e non è certo una novità). Dato che a noi e a Tim Cook non crede nessuno, allora è il caso di ritornare indietro di qualche anno e scoprire cosa ne pensava Steve Jobs della finanza.
Più volte, Jobs ha ripetuto che non è il compito del CEO di Apple quello di lavorare per tentare di gestire le fluttuazioni delle azioni dell’azienda. Il suo compito è quello di innovare e di realizzare prodotti per gli utenti. Nel 2008, le azioni Apple subirono un calo molto pesante, passando dai 200$ ai 117$ di valore, per poi risalire ai 185$. Alla domanda sui motivi di queste fluttuazioni, Jobs si limitò a ribadire che Apple aveva fatto molto per gli azionisti e che all’azienda interessa solo che i risultati trimestrali siano positivi. Quello è il compito di un CEO per Steve Jobs, perchè “Wall Street? Non sono mai stato in grado di capire Wall Street“. Era sempre il 2008, e dopo sei mesi le azioni Apple erano scese a 82$, con un calo in proporzione molto simile a quello di questi mesi. Un anno dopo le azioni risalirono a 200$, per poi passare a 322$ nei successivi 12 mesi e a 422$ ad inizio 2012, fino al picco dei 700$ di ottobre. Apple ha iniziato quest’anno a 527$, vediamo l’anno prossimo dove sarà.
In attesa di questa sera.