Il fondatore di RHED Pixel rivela particolari inediti sui retroscena del controverso Final Cut Pro X.
Dopo il rilascio di Final Cut Pro X, Apple è stata inondata da una pioggia di critiche per il “nuovo corso” che il software leader nel mondo del video-editing, utilizzato da numerosi studi hollywoodiani, ha imboccato, deludendo tanto i fanatici dei prodotti made in Cupertino quanto i professionisti che si sono ritrovati con un revamp privato di varie componenti chiave.
Tra le critiche mosse, ricordiamo:
- la nuova interfaccia grafica decisamente meno “pro” della release precedente
- l’import dei progetti da Final Cut Pro 6 o 7
- l’impossibilità di utilizzare l’output OMF per l’audio
- l’assenza di opzioni di esportazione del workflow in XML o EDL
- l’importazione da pellicola, privata di numerose funzioni
- l’export del montaggio su pellicola, ora senza opzioni definibili
C’era, pronto, Final Cut Pro 8 ed era a 64bit ma guardandolo dissero:”Non è quello che ci siamo prefissi, si tratta di una evoluzione, non è rivoluzionario”
e questo fu il canto del cigno della release 8.
Macrumors fa notare che dopo la segnalazione dell’intervista fatta da fcp.co, il video sia stato occultato, senza alcuna motivazione, alla visione pubblica e reso disponibile unicamente previo invito.