Forse qualcuno di voi avrà già avuto modo di leggerlo, perché l’articolo di cui vi vogliamo parlare è stato pubblicato non troppo tempo fa su Cult of Mac, un sito molto celebre e seguito che parla di Mac e più in generale di cose di Apple; ma siccome si tratta di una riflessione davvero interessante abbiamo deciso di farla nostra e metterla a disposizione di tutti i nostri lettori (con la speranza che anche voi poi vogliate esporci le vostre opinioni ed impressioni nei commenti).
Si parla di iOS5, di iPhone 4s e di come queste due recenti novità presentate da Apple ci consentano di immaginare come sarà il Mac di domani; un domani forse nemmeno troppo lontano.
Una sostanziale e storica differenza strategica (quasi filosofica) tra Microsoft ed Apple sta nel fatto che mentre la casa di Redmond ha da sempre creato innovazione partendo dalle macchine più grandi e performanti per poi estendere le novità solo in un secondo momento ai computer più consumer, in Apple l’approccio è stato in un certo senso diametralmente opposto: pur avendo a disposizione i Mac e Mac OS, a Cupertino si è deciso di partire dall’interfaccia di un device piccolo e relativamente “poco veloce” (rispetto ad un PC tradizionale, s’intende) per poi svilupparla progresivamente negli anni con l’intento -oramai esplicitamente dichiarato- di portarla anche a tutte le altre macchine, i tablet ma soprattutto i PC desktop e laptop.
Ma andiamo con ordine; tutto è iniziato con il primo iPhone; era giugno ed era il 2007.
È l’anno dell’esordio del multi-touch sia per Microsoft che per Apple; ma mentre i primi lo sviluppano quasi in privato, per computer molto potenti (il perché è del tutto evidente e quasi banale: sono le macchine che meglio di tutti possono “maneggiare” la nuova tecnologia), Apple mette la stessa tecnologia su iPhone con un intento ben preciso e concettualmente distante anni luce da quello dello storico rivale: far sì che a maneggiare la nuova tecnologia siano non le macchine ma gli utenti. Nel giro di soli 4 anni l’interfaccia touch da privilegio di pochi diventa esperienza comune e diffusa, tanto che oggi è diventato quasi ovvio aspettarsi l’arrivo su larga scala -anche nel breve periodo- di PC intesi nel senso tradizionale del termine ma che possano però sfruttare pessantemente questa tecnologia.
Secondo l’autore dell’articolo la strategia di Apple parte da lontano ma ha un traguardo che, almeno nella testa di Steve Jobs, doveva essere ben chiaro fin dall’inizio.
Proviamo a pensare ad un MacBook privo di tastiera fisica prodotto in quello stesso 2007 in cui veniva lanciato il primo iPhone; è fin troppo facile immaginare un flop; un flop che avrebbe avuto degli importanti strascichi anche negli anni a venire, perché critiche e lamentele verso la mancanza di una tastiera non supportata da una adeguata tastiera touch, con ogni probabilità si sarebbero trasformate in un volano per la tastiera fisica la quale avrebbe ricevuto, proprio da questo fallimento, un prolungamento della sua vita di almeno una decina d’anni. Probabilmente è per questo che Apple ha deciso di introdurre la novità in punta di piedi, partendo da un piccolo device portatile, un gioiellino tascabile, passando poi per iPad, che è una specie di via di mezzo tra quel primissimo gioiello e un PC vero e proprio, per arrivare poi, lentamente ed in modo progressivo (a breve?), ad un Mac totalmente innovativo dotato di una interfaccia e di una tastiera touch, magari almeno inizialmente in aggiunta alla tastiera tradizionale. In questa prospettiva l’ipotesi di un Mac con caratteristiche di tal fatta appare tutt’altro che improbabile, ed è davvero interessante ed affascinante -specie per coloro che, come come chi vi scrive, appartengomo ai non addetti ai lavori. N.d.r.- notare come Apple, mentre produce e commercializza innovazione, si prepari la strada per futuri prodotti, sviluppando anche progetti di lungo corso.
A questo punto la critica che sarà venuta in mente a tutti è che, per quanto se ne dica, una tastiera touch è comunque ancora inferiore (o quantomeno non accettata) rispetto alla tradizionale tastiera fisica e che in quest’ottica appare molto improbabile che questa possa essere facilmemnte sostituita. Ma qualcosa in realtà si può fare; in particolare ci sono due possibili interventi: il primo consiste nel migliorare ulteriormente l’esperienza con la tastiera “virtuale” ed il secondo è finalizzato a ridurre sempre più l’utilizzo della tastiera in generale; ed è proprio a questo livello che Apple, con iOS5 ed iPhone 4s, ha mostrato qual’è la strada che intende percorrere. Come? Intervenendo su tre livelli: una tastiera touch sempre migliore, l’uso della cosiddetta intelligenza artificiale ed il perfezionamento del feedback tattile. Allora vediamo meglio questi tre aspetti.
La prima miglioria riguarda dunque la tastiera touch in sé.
Parlando di tastiere fisiche, avete mai notato che la tastiera è quella parte dei nostri computer che praticamente non si modifica e non migliora da anni? L’unico cambiamento, per quanto efficace, è stata l’introduzione della tastiera sottile con gli iMac, ma per il resto stiamo usando le stesse tastiere che usavamo negli anni ’80 ed il motivo è presto detto: la tastiera fisica è un componente hardware che con ogni probabilità ha già raggiunto il top del suo sviluppo e, salvo minimi miglioramenti, non può più crescere oltre. La tastiera virtuale di un touch screen è invece software e come tale è sempre migliorabile ed in costante evoluzione. E se vi state chiedendo come, ebbene sappiate che una piccola ma significativa risposta, un esempio di questi “Lavori in Corso” sulle tastiere virtuali lo troverete proprio in iOS5 con le sue “abbreviazioni”; attraverso questa nuova funzione è infatti possibile associare a frasi anche molto lunghe, magari usate ripetitivamente, una combinazione di poche lettere o numeri in modo da risparmiare così a chi scrive molte “battute”.
C’è poi un altro strumento importante che è l’autocorrect, già introdotto con Lion anche nel sistema operativo per Mac; se è vero che al moento questo strumento è fonte di qualche arrabbiatura (ma anche di molte risate, tanto che ci sono interi siti internet dedicati in modo specifico proprio agli strafalcioni fatti con questo sistema di correzione automatica) possiamo però facilmente immaginare che, migliorando sempre di più, esso diverrà un aiuto efficace per scrivere rapidamente su uno schermo touch, non curandoci degli errori di battitura che verranno tempestivamente sistemati dal nostro correttore. È possibile (e non certo fantascientifico) immaginare addirittura un autocorrect così efficace da permetterci di scrivere solo la prima parte di ogni sigola parola per poi completarla automaticamente. Un’altra traccia di una tastiera futuristica e futuribile la troviamo poi nella tastiera virtuale di iPad con iOS5, che (finalmente) si può dividere in due in modo da poter impugnare il tablet con entrambe le mani scrivendo con i soli due pollici.
È dunque ragionevole presumere che le tastiere virtuali che avremo sui nostri Mac saranno flessibili, performanti ed altamente personalizzabili, tanto da portare la maggioranza degli utenti a preferirle alle tastiere tradizionali.
Passiamo all’intelligenza artificiale e diciamo che in Apple, con l’arrivo di iOS5 (ma solo su iPhone 4s), questa ha un nome: SIRI. Per chi non lo sapesse SIRI è un nuovissimo sistema di riconoscimento vocale avanzato tramite il quale molte cose che ora scriviamo potremo semplicemente dirle al telefono e in un prossimo futuro verosimilmente anche al Mac (attenzione: dirle e non dettarle, la differenza è sostanziale). Un esempio per chi non ha ancora visto SIRI in azione: per mandare un sms ad un amico volendolo avvisare di un ritardo basterà parlare al telefono dicendo qualcosa tipo: “Manda un SMS a Giuseppe e avvisalo che stasera arrivo più tardi” e poi a tutto il resto penserà il telefono. Insomma, anche in questo caso è ragionevole supporre che, per buona parte delle normali attività, lo scrivere verrà sostituito dal parlare al computer (un po’ come succede da decenni in ogni film e telefilm di fantascienza che si rispetti! N.d.r.).
(Se volete approfondire, qui trovate tutte le informazioni e le caratteristiche di SIRI)
Ma il motivo principale per cui in generale si continua a storcere il naso di fronte alle tastiere touch è proprio la sensazione tattile, quella che ci permette di capire che abbiamo toccato un tasto (e non due) e che lo abbiamo premuto adeguatamente in modo da ottenere la scrittura di quella determinata lettera. Ma a ben pensare anche il cosiddetto feedback tattile non è fantascienza; stiamo infatti semplicemente parlando di una evoluzione del vibra-call o -se siete degli appassionati di videogiochi- dell’effetto secondo cui i controller delle ben note console per videogiochi vibrano più o meno intensamente quando l’automobile che stiamo guidando mette le ruote sul prato o quando un qualche nemico alieno ci colpisce con la sua arma spaziale.
E con iOS5 qualche passo in questa direzione è stato fatto, perché mediante le opzioni d accessibilità (per chi non ha un iPhone si tratta di funzioni dedicate agli utenti con disabilità, specialmente pensate per i non vedenti) possiamo assegnare ai nostri contatti delle vibrazioni differenziate, che vanno dal codice morse del SOS alla celeberrima introduzione della quinta sinfonia di Beethoven per arrivare alla possibilità di creare delle “vibrazioni personalizzate”. Insomma, anche questa strada sembra segnata ed è probabile che molto presto avremo delle efficienti e comode tastiere “virtuali” in grado di restituire una sensazione tattile specifica per ogni nostro tocco unita alla praticità del non avere una ingombrante tastiera fisica.
Per queste ragioni, sostanzialmente riconducibili ad un miglioramento importante dell’esperienza di scrittura su tastiere touch associato ad una diminuzione anche drastica della necessita di scrivere, l’autore di Cult Of Mac azzarda una provocazione per cui a suo giudizio fra dieci, o anche solo 5 anni i nostri Mac non saranno altro che degli iPhone giganti.
Ora, indipendentemente dal fatto che queste analisi siano condivisibili o meno, quello che conta a nostro parere è la sensazione quasi elettrizzante di essere in un periodo di grandissima e velocissima evoluzione tecnologica, l’impressione di essere prossimi ad un cambiamento epocale quale sarà la nascita di una nuova generazione di Mac, i computer del futuro.