WWDC 2011: considerazioni post evento

Non possiamo nasconderlo, l’attesa per gli eventi pubblicizzati da Apple, l’euforia che si respira assistendo ad un keynote, può coinvolgerci al punto da assecondare qualsiasi novità venga introdotta dal team di Steve Jobs senza troppe riflessioni. Eventi come quello del 6 giugno 2011 portano un carico di novità in grado di stupire anche l’utenza più smaliziata. Apple ha messo a disposizione di tutti, utility, accessori e servizi che possono davvero modificare ancora una volta lo stile di vita di molti dei suoi utenti. Ma cosa comporta tutto ciò? Vi sono realmente i rischi per la privacy degli utenti come presentato da diverse polemiche  che stanno iniziando a circolare sul web e sui classici Mass Media? Cerchiamo di rifletterci insieme con qualche spunto in questo articolo.

Questa mattina diverse testate giornalistiche hanno riportato dei brevi comunicati riguardo l’evento tenutosi ieri. Passati gli entusiasmi di ieri, oggi trovano spazio le riflessioni su quanto è stato presentato all’incontro sul futuro di iOS e OS X.
L’attenzione mediatica è principalmente puntata sui nuovi servizi iCloud (recensiti approfonditamente in questo nostro articolo).  Forse si punta sulla polemica per generare discussione, ma sicuramente anche questa volta Apple ha saputo trovare il modo di stupire e far parlare di sè. Ma quanto è vero di ciò che si dice in giro?
In diversi sostengono ormai che con i nuovi servizi iCloud, Apple utilizzerà i propri server remoti per immagazinare tutte le informazioni dei propri utenti sui propri server a scapito della riservatezza dei dati stessi. Se il grosso vantaggio di iCloud è dato dalla possibilità di avere le proprie informazioni condivise su tutti i nostri dispositivi, l’altra faccia della medaglia è che foto, documenti, musica e altro dovranno per forza passare da dei server dedicati per lo storage e la successiva condivisione “on demand”.  Sembrerebbe per tanto che per l’ennesima volta in modo forse inconsapevole, l’utente stia accettando l’uso di un servizio apparentemente “gratuito” ma che in realtà viene pagato con la perdita dei propri dati sensibili.


Lo stesso genere di polemica fu generato agli albori di Facebook, il social network per antonomasia accusato di impossessarsi di tutte le foto che gli utenti avrebbero caricato sui suoi server perdendone i diritti. Ma ad oggi seppur presente, tale polemica è andata piano piano a morire, in quanto si è rivelato più forte il desiderio di ogni utente di utilizzare il Social Network, rispetto l’idea di mantenere riservate le proprie informazioni.

In realtà è sempre rimasta sull’utente stesso la responsabilità di pubblicare e diffondere le proprie informazioni, cercando di discernere bene ciò che è meglio divulgare rispetto a ciò che un giorno potrebbe rivelarsi scomodo. Lo stesso principio si nasconde dietro il servizio di Apple denominato iCloud. Se è vero che tutte le informazioni dell’utente che usufruirà di iCloud dovranno passare per i server di Cupertino, è anche vero allo stesso modo che Apple garantisce la protezione di questi dati da occhi indiscreti. Non si tratta perciò di dati divulgati in qualche forma o resi di pubblico dominio. Apple garantisce di renderli disponibili solo all’utente proprietario dell’ID iCloud / iTunes.  Ma è tanto diverso da quanto stiamo vivendo oggi?

Sui server Apple ad oggi sono presenti le informazioni basilari di tutti gli utenti che utilizzano servizi come l’AppStore su iOS o Ping su iTunes. Dati anagrafici e codici di carte di credito, sono salvate e legate alla nostra identità. Apple è potenzialmente a conoscenza della musica che ascoltiamo, dei libri che leggiamo, delle applicazioni che acquistiamo già oggi. Dallo store on line infatti, è possibile risalire agli acquisti fatti tramite iTunes store dal nostro account. Allo stesso modo, iTunes gestisce la libreria musicale di tutti i suoi utenti, librerie che non sono sempre composte da soli file musicali recuperati da acquisti iTunes. Da ieri inoltre, la conoscenza di queste informazioni è resa ancora più evidente. Avviando da uno qualsiasi dei nostri dispositivi l’iTunes Store, noterete che si ha la possibilità di rieffettuare i download delle applicazioni acquistate dai nostri account ma non presenti sul dispositivo che stiamo usando. Chi di noi è possessore di più dispostivi, ad esempio un iPhone ed un iPad, registrati allo stesso account, si saranno accorti che da ieri, se si acquista un applicazione su uno di essi, successivamente viene aggiornato anche l’altro. Si è forse spezzato un equilibrio? E’ stata usata in malo modo la conoscenza dei miei dati personali a scopi illeciti? Non ci sembra. Al contrario sembra che se ne sia fatto un uso corretto, ingegnoso. Fornendo un nuovo servizio che rende più comodo l’utilizzo dei nostri dispositivi mobili. Un ulteriore riflessione diviene necessaria.

Se ci si preoccupa così tanto dell’uso che viene fatto da Apple dei nostri dati personali, dovremmo allo stesso modo preoccuparci dell’uso che viene fatto da tutti gli altri fornitori di servizi. I provider di servizi web come le email, sono a conoscenza di tutte le nostre attività e di tutti i nostri contatti. Google oltre a fornire questo servizio va ancora oltre: fornisce 10 gb di spazio disponibile per le nostre email, creado così un archivio virtuale sempre accessibile di tutti i nostri messaggi ed allegati. Inltre accedendo al sito dedicato di gmail ci rendiamo subito conto che i contenuti dei nostri messaggi vengono estratti per realizzare dei messaggi pubblicitari mirati. Le compagnie telefoniche come Vodafone, 3, Tim e Wind,  gestiscono le nostre chiamate vocali e i nostri sms, venendo a conoscenza di chi chiamiamo e cosa scriviamo. Gli esempi di questo genere possono continuare a lungo.

Il nuovo servizio di iTunes Match (recensito in questo articolo) utilizzando le stesse informazioni di cui è già a conoscenza oggi, ci fornisce una nuova possibilità. Apple è a conoscenza di quanto presente nelle nostre librerie musicale. Alcuni album probabilmente sono stati acquistati tramite iTunes, altri invece sono stati estratti dai nostri CD originali. Apple fino a ieri però forniva servizi come la gestione delle copertine e altre informazioni, solo sugli album presi da iTunes store. Per aggiornare il nostro dispositivo bisognava sempre allacciarsi al nostri iTunes. Se per gli stessi brani, lontani dal nostro Mac volevamo riscaricare la stessa musica, eravamo costretti a riacquistarla. Oggi invece tutto ciò che sarà presente nella libreria iTunes di casa, sarà reso disponibile ai dispositivi mobili direttamente da iTunes! Addirittura questo ci permetterà di avere musica di alta qualità, laddove la nostra copia originale non lo era! Tutto questo vale già i 25 dollari annuali richiesti dal servizio.
Se fino ad oggi nessuno si è preoccupato di quanto era “indirettamente” in possesso di Apple, come mai nasce la preoccupazione oggi che viene reso disponibile in modo virtuale?
Forse fa paura il concetto che si possa in qualche modo diffondere tutto ciò che ci riguarda come email, documenti e foto. Fa paura il fatto che forse in modo più subdolo di facebook tutti i nostri contenuti passando obbligatoriamente dai server Apple, forniranno alla società della mela morsicata un immenso database fatto di dati personali, informazioni e chissà quant’altro.

Infine vi poniamo un altra riflessione su una questione, forse più banale ma che ha un aspetto tecnico interessante. Anche il nuovo sistema operativo Lion potrà essere scaricato da Mac App Store. Fin quando si tratta di un aggiornamento del nostro attuale felino, sicuramente tanti problemi non si porranno. Se pur è vero che i nostri mac non si sono mai impiantati al punto da costringerci ai classici formattoni della concorrenza è altresi vero che ogni tanto, forse per una questione di ordine mentale, la reinstallazione pulita da zero del proprio mac è un esperienza che tutti i Mac User vogliono provare almeno una volta nella vita. Una volta, giusto per sport, non di più! Ma cosa dovremo fare adesso? Al Keynote con l’immagine di un dvd che esplodeva Apple ha voluto salutare questa forma di distribuzione dei propri sistemi operativi.  Questo significa che non sarà più realmente possibile formatare il disco. Se si sceglierà la classica opzione “inizializza e installa” probabilmente Lion si riserverà lo spazio necessario a copiare i dati necessari all’installazione, per poi installarsi. Oppure potrebbe esser fornita la possibilità di un installazione tramite porta USB? Di certo sembra banale l’idea che bisognerà installarsi l’immagine disco di Lion per poi masterizzarla per conto proprio. Significherebbe che sostanzialmente Apple non ha abbandonato il supporto ottico, ma ha semplicemente ha spostato sull’utente l’incombenza della masterizzazione. E se dovesse esserci un errore in fase di scrittura? Ce ne accorgeremmo solo in fase di installazione?!

Insomma a voler riflettere a freddo su quanto è stato presentato, di considerazioni ne potremmo fare molte. Ma quante di esse sono solo espressioni di timori infondati e quante realmente sono dei rischi “mal valutati” dai vertici di Apple?

Il team di SlideToMac è adesso curioso di conoscere le vostre considerazioni su tutte le novità portate ieri dal team di Steve Jobs.

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