Le nuove tecnologie stanno avendo un peso anche sul modo in cui i pazienti si informano sulla salute e si influenzano vicendevolmente. Un iPhone, un iPad o un Mac possono essere usati per trovare tantissime informazioni sui sintomi di una malattia, e addirittura sui possibili rimedi. Tanti sono i vantaggi della salute 2.0, ma ovviamente tanti sono anche i rischi…
Il primo dato che emerge è che 1 italiano su 2 ricerca attivamente informazioni sulla salute, 2 su 3 nella fascia tra i 25 e i 55 anni. Per tutti il medico è il riferimento centrale (85% medico di base, 68% medico specialista), subito seguito dal web, il cui ruolo rilevante viene confermato dal 49% degli intervistati. Vengono dopo i consigli del farmacista (37%), quelli di parenti e amici (36%) e infine quelli dei media (24%). I laureati utilizzano molteplici canali ricorrendo al medico di medicina generale per il 79% e al web per il 73%, mentre chi ha la sola licenza elementare registra una fortissima prevalenza del medico di base, 91%, a fronte di un ricorso all’8%. Chiaramente diverse le informazioni ricercate a seconda della gravità delle condizioni di salute con chi ha problemi più gravi che cerca per il 59,3% informazioni sui centri di eccellenza e per l’83,7% sullo specifico problema di salute, mentre tra chi ha non ha problemi di salute specifici il 58,2% cerca informazioni su corretti stili di vita o comportamenti salutistici.
Diverse le informazioni cercate sul web: alla domanda “quali informazioni sulla salute ha cercato su internet?” l’83% degli italiani indica informazioni riguardanti le patologie, il 66% sulle possibilità di cura e il 64% sui corretti stili di vita. Le ricerche comprendono inoltre accentuazioni specifiche sui farmaci prescritti dal medico (44%) e sui farmaci da banco (35%).
Si cerca soprattutto sui siti mentre blog e forum vengono mediamente utilizzati da 1 su 4, in particolare dalle fasce più giovani rispetto a quelle più anziane. E’ molto positiva la valutazione del canale web che viene preferito rispetto ai media tradizionali, in particolar modo dalle persone “attente alla salute”, e considerato facile da consultare (85%), utile (76%) e affidabile (65%). L’uso del web appare comunque equilibrato. Se si analizza quale peso hanno poi le informazioni in fatto di salute trovate online emerge che queste influenzano le decisioni e i comportamenti futuri di solo il 48% del panel, uno sviluppo che trova d’accordo tutti i diversi livelli di istruzione. Ecco allora che il paziente dopo la ricerca sul web si rivolge al proprio medico, il 63% infatti della popolazione, dopo aver trovato online informazioni sulla salute, si è recato dal proprio dottore di fiducia per ulteriori delucidazioni e approfondimenti.
Ma il medico come si rapporta a un paziente informato? In ambulatorio si vive spesso come una “minaccia” la relazione con il nuovo paziente 2.0: solo il 10% dei medici di medicina generale e il 17% degli specialisti pensa che sia utile cercare informazioni su internet e utilizzarle per confrontarsi con il medico e comprendere meglio la propria situazione, probabilmente perché una buona fetta (il 33% degli specialisti e il 42% dei MMG) è convinto che informarsi su internet possa poi rendere più difficile il rapporto con il medico. Questo non fa che allontanare i due soggetti incrinandone la relazione.
Diventa allora fondamentale favorire l’alleanza fra paziente e medico e fornire a quest’ultimo strumenti di presidio per guidare la popolazione nelle ricerche online. Internet necessita di essere incluso nella relazione potendo affermarsi quale collante e territorio di confronto all’interno della relazione.