Merce di scambio

Ogni volta che ci registriamo e creiamo un utente per utilizzare questo o quel servizio, social network o aggregatore di news accettiamo (spesso senza leggerle) norme e disclaimer molto particolari, che concedono alla software house di turno di poter utilizzare a proprio piacimento tutto quanto sa di noi, ora e in futuro. Ma che succede quando quel servizio viene venduto ad altri? Che ne è di quel pezzo della nostra digital life che avevamo accettato di consegnare a quella società, forse ingenuamente o forse perché in qualche modo la consideravamo fidata, lei, proprio quella lì e non altre?

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Purtroppo in quei disclaimer mai letti spesso è specificato anche questo, e quasi sempre permette a tizio di girare a caio i nostri dati e i nostri profili, senza consultarci e senza chiederci nulla. Solo in rari casi ci è permesso decidere qualcosa, e solitamente coincide con situazioni in cui contestualmente al cambio di proprietà viene anche deciso una dismissione del nostro servizio preferito, aggiungendo il danno alla beffa.

Così succede che abbiamo comprato e installato (faticando per adattarlo alla rete elettrica europea) un termostato Nest accettando di fargli sapere quando siamo o non siamo in casa, e poi scopriamo che questa informazione ora sarà di Google; che abbiamo creato e mantenuto aggiornato un nostro profilo globale che accentra i nostri riferimenti su Internet tramite Vizify e probabilmente ora Yahoo sa esattamente dove e come trovarci, seguirci e monitorarci; che abbiamo delegato a Zite di aggregare per noi informazioni e news in base ai nostri interessi, come alternativa a Flipboard che non ci convinceva fino in fondo, ma che ora sa esattamente cosa ci interessa; che messaggiavamo di tutto e di più con Whatsapp perché ormai Facebook era un casino e ora stiamo facendo la fortuna di Telegram.

L’elenco potrebbe continuare (Skype > Microsoft, Friendfeed e Instagram > Facebook…) ma la sostanza non cambia: noi siamo la moneta di scambio, il valore aggiunto che trasforma giovani nerds o geeks in miliardari. Mettiamoci pure il cuore in pace, l’alternativa che abbiamo è solo una: stare o non stare in rete.

Il resto (purtroppo) serve solo per giustificare le chiacchiere e le birre con gli amici.

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