Cartello ebook: il DOJ richiede nuove sanzioni contro Apple

Apple potrebbe ricevere nuove sanzioni dal DOJ a seguito di nuove e-mail attribuite a Steve Jobs.

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Apple è stata già condannata per aver cospirato con alcune case editrici per aumentare arbitrariamente il prezzo degli e-book. Con quella sentenza, il Dipartimento di Giustizia ha affermato che Apple e sei grandi editori hanno cospirato per aumentare i prezzi degli e-book venduti tramite l’iBookstore. Il nodo della questione era una clausola nei contratti tra Apple e dli editori, la quale prevedeva che le case editrici non potevano vendere gli e-book su altri store digitali (come quello di Amazon) a prezzi inferiori rispetto a quelli scelti per l’iBookstore.

Ora, il DOJ ha richiesto una revisione delle sanzioni nei confronti di Apple a seguito di una nuova e-mail di Steve Jobs emersa ultimamente e che aggraverebbe la posizione dell’azienda. In pratica, oltre alle sanzioni già previste in passato (rimozione delle restrizioni per gli acquisti in-app, divieto di accordarsi con gli editori con modelli di agenzia per i prossimi 5 anni), ora il Dipartimento richiede anche un cambiamento delle norme in materia di gestione degli acquisti in-app, visto che le restrizioni previste da Apple sarebbero state attuate soprattutto come ritorsione nei confronti di Amazon.

Il DOJ si riferisce alle regole che Apple introdusse nel 2011, con l’obbligo per gli sviluppatori di vendere contenuti esterni direttamente dall’iTunes Store, senza la possibilità di far accedere gli utenti a link esterni per effettuare ogni tipologia di acquisto. In pratica, Amazon non poteva aprire le porte del suo store esterno di eBook tramite l’app iOS se non vendendo direttamente tali libri all’interno dell’app, con la relativa percentuale da dare ad Apple.

Per il Dipartimento di Giustizia, queste restrizioni furono messe in atto per rendere più difficile per gli utenti confrontare i prezzi degli ebook tra iTunes Store e Kindle Store, ma anche e soprattutto per impedire di fatto ad Amazon di vendere direttamente i propri e-book tramite app iOS. Tra l’altro, precisa il DOJ, questo limite guarda caso vale solo per i contenuti digitali, in quanto Apple consente di vendere direttamente tramite app libri fisici e altri oggetti non digitali (scarpe, abbigliamento, ecc…). Insomma, la regola imposta nel 2011 sarebbe stata attuata solo per impedire la concorrenza di Amazon in fatto di e-book su iPhone e iPad.

L’artefice di questa trama sarebbe stato direttamente Steve Jobs, come dimostra uno scambio di e-mail pubblicato in questi giorni tra l’ex CEO di Apple e alcuni dirigenti dell’azienda.

In alcune di queste e-mail, Phil Schiller si rivolge a Steve Jobs preoccupato per un nuovo spot Amazon in cui una donna usava l’iPhone per acquistare un ebook tramite l’app Kindle di Amazon, per poi passare ad un dispositivo Android per leggere il libro. Questa pubblicità, diceva Schiller, era pericolosa perchè faceva capire quanto fosse facile passare da iOS ad Android per leggere un libro, cosa non possibile con iBook Store. A seguito di quel messaggio – e quello spot – Steve Jobs decise di creare il sistema di pagamento proprietario all’interno di iTunes, con tutti i limiti che già conosciamo.

A seguito di queste novità, il DOJ chiede ora di poter prorogare di anno in anno il provvedimento relativo all’ingiunzione di accordarsi con gli editori con nuovi modelli di agenzia, per un massimo di altri 5 anni. Inoltre, il Dipartimento chiede anche che Apple si accordi separatamente con i singoli editori, e non contemporaneamente come fatto in passato. Questi due provvedimenti dovrebbero garantire un lento cambiamento nelle politiche di vendita dell’azienda. Infine, il DOJ ritiene che bisogna creare un sistema di controllo esterno sulle politiche di vendita Apple.

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