Gmail e la privacy: Google ci protegge davvero?

In questi giorni si è parlato molto di una frase attribuita a Google: “chi affida le proprie informazioni a terzi non può aspettarsi che restino private”, riferendosi in questo modo a tutti i servizi dell’azienda quali Gmail, Google+ e via discorrendo. Le reazioni a questa frase sono state tanto e c’è chi ha gridato allo scandalo, malgrado Google abbia subito smentito l’esistenza della fantomatica nota.

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In un post pubblicato pochi giorni dopo rispetto alla pubblicazione della frase incriminata, Google ha ribadito: “Prendiamo molto seriamente la privacy e la sicurezza dei nostri utenti; le notizie apparse in questi giorni che dicono il contrario sono semplicemente false. Abbiamo introdotto in Gmail funzionalità di privacy e sicurezza all’avanguardia”.

Una rassicurazione importante per gli oltre 400 milioni di utenti che usano Gmail che, dopo aver letto quella frase, erano andati in panico. Tale frase sarebbe stata pronunciata dalla stessa Google durante una memoria difensiva durante una causa legale, per poi essere ripresa dall’associazione americana per la tutela del consumatore: “chi affida le proprie informazioni a terzi non può aspettarsi che restino private“. Una frase forte, una sorta di ammissione da parte di Google: noi non tuteliamo la vostra privacy.

Una smentita da parte dell’azienda era più che scontata, ma Google ci tiene a precisare che quella nota, semplicemente, non è stata mai preparata dai propri legali: “La citazione in questione, erroneamente attribuita a Google, viene da una sentenza della Corte Suprema Americana del 1979, anno in cui Google era ancora ben lungi dall’essere creata. Usarla per suggerire che Google non si preoccupi della privacy è fuorviante“.

Dura la risposta della Customer Watchdog: “O Google mente alla Corte o al pubblico: se quello che afferma pubblicamente sulla tutela della riservatezza è vero, allora Google dovrebbe modificare la memoria difensiva e smettere di leggere e analizzare il contenuto delle e-mail inviate al suo sistema”.

Alla luce degli ultimi accadimenti è davvero dura sapere chi ha ragione e soltanto futuri (e improbabili) accertamenti potrebbero mettere luce su tutta questa vicenda.

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