Come riportato da Macitynet, alcuni Apple Premium Reseller italiani hanno costituito un’associazione per tutelarsi contro Apple.
Prima del boom degli Apple Store, iniziato due anni fa, gli APR (Apple Premium Reseller) costituivano la spina dorsale di Apple nel territorio italiano e sono stati tra i protagonisti del successo dell’azienda di Cupertino nel nostro paese. Ora, con sempre più Apple Store gestiti direttamente dalla casa madre (gli APR, invece, sono gestiti da titolari indipendenti, seppur legati da contratti con Apple), la stessa Apple sembra aver perso interesse nei confronti di tali rivenditori.
Per questo motivo, 12 tra i maggiori APR italiani hanno costituito la R.P.A., un’associazione composta da titolari di punti vendita frustrati, arrabbiati e delusi per un rapporto con Apple che sta diventando sempre più complesso e difficile. Qualche esempio? Prodotti non disponibili (iPhone 5 e iPad mini forniti con il contagocce, malgrado l’alta richiesta degli utenti), altri che non possono essere venduti, altri ancora la cui disponibilità viene tolta dalla sera alla mattina. Caso emblematico, l’Apple Care, che ora non viene più venduta nei negozi fisici ma solo online: la garanzia aggiuntiva creata da Apple era uno dei prodotti che forniva più margine di guadagno agli APR. Ora, con l’ultima decisione presa da Apple, viene meno anche questo prodotto che, a detta degli APR, è ancora molto richiesto dagli utenti, soprattutto da chi acquista un Mac. Oltre ai problemi con i prodotti, vi sono anche regole sempre più stringenti e incomprensibili, che vanno a gravare sul bilancio di un negozio, e una mancanza di dialogo che dura ormai da mesi.
Il presidente della RPA Mauro Ballabeni dice: «Vogliamo rappresentare e difendere gli APR nei confronti di Apple, che ogni giorno che passa sembra voglia penalizzare e ostacolare la crescita di un canale fortemente voluto. Ma vogliamo anche favorire contatti frequenti tra gli associati per cercare di condividere esperienze e problematiche comuni, ma che fino ad oggi restavano circoscritte nell’ ambito del singolo APR. La nostra Associazione si ispira a quella degli APR Francesi, costituita all’inizio di quest’anno. A differenza dei cugini d’oltralpe che, a detta loro, hanno impiegato molto tempo per convincere gli APR e imbastire le formalità amministrative, in Italia sono state sufficienti un paio di settimane, qualche mail e telefonata tra i promotori, per ritrovarsi in uno studio notarile per formalizzare la nascita dell’ Associazione degli APR Italiani. La nostra ambizione è anche quella di valutare in ambito associativo altri problemi comuni: le aspettative del mercato, l’evoluzione della filiera distributiva e tutto quanto può ragionevolmente essere messo in campo per salvaguardare gli investimenti dei soci in termini di capitale, strutture umane e relazioni con il territorio. La speranza è quella di rappresentare uno stimolo e un vero e proprio partner per Apple e di aiutare l’azienda e il marchio a crescere sempre più grazie ad una capillare presenza territoriale e ad una capacità di interpretare il mercato che ha pochi pari, questo in un contesto di mutuo beneficio»
Ora cosa farà Apple? Risponderà a queste lamentele o farà finta di nulla?