La fine del fai-da-te nel mondo della tecnologia

C’era una volta un tempo in cui, se qualcosa si rompeva, questa poteva essere aggiustata autonomamente. La maggior parte dei gadget elettronici erano facili da smontare e, nei casi più difficili, era sufficiente portare il dispositivo al negozio sotto casa che aveva tutto l’occorrente per smontare un computer o un televisore rotto e aggiustarlo. Ma con gli anni che passano, e i dispositivi elettronici sempre più tecnologici, la riparazione richiede l’acquisto di pezzi speciali e di utensili appositi, che magari vengono venduti solo in qualche remoto store online cinese. Ma anche avendo tutto il materiale a disposizione, solo poche parti possono essere sostituite e, in ogni caso, invalidando la garanzia. I tempi stanno cambiando, e il “fai-da-te” elettronico sembra ormai lontano.

Gli smartphone, i tablet e i notebook sono i dispositivi che più di tutti rischiano di danneggiarsi, perchè vengono portati ovunque e utilizzati nelle più disparate condizioni. Se, però, può avere senso aver bisogno di assistenza specializzata per sostituire uno schermo rotto, perchè dovrei mandare in assistenza anche il mio computer portatile, solo magari per sostituire il disco rigido? Perché dovrei rimanere senza il mio smartphone o tablet per una settimana solo per sostituire la batteria ormai andata? Non tutti i dispositivi sono così, ma gli smartphone, i tablet e i notebook di fascia alta sono composti in gran parte da pezzi che non possono essere sostituiti se non da esperti.

Sarebbe facile dare tutta la colpa ai produttori, ma in verità non possiamo incolpare nessuno se non noi stessi. I prodotturi realizzano quello che le masse acquistano, e se i consumatori vogliono dispositivi sempre più sottili, batterie che durano di più e display dal grande impatto visivo, poco si interessano dei processo produttivo e delle relative difficoltà di montaggio.

Quando Apple ha dismesso il MacBook Bianco a favore della nuova linea dei Macbook air, ha anche preso una posizione sul tema della riparabilità. In questo momento, gli unici portatili Apple su cui è possibile lavorare in maniera autonoma su diverse parti sono i MacBook Pro non Retina, anch’essi destinati a scomparire di qui a qualche anno.

Ma Apple non è l’unica azienda che si sta muovendo in questa direzione: moltre altre società stanno cercando soluzioni di design molto simili, che in pratica impediscono agli utenti di guardare all’interno dei computer  e di altri dispositivi elettronici appena acquistati. Ha fatto lo stesso Motorola con i suoi smartphone di fascia alta come il Razr MAXX Drod, la cui batteria non può essere rimossa. Anche i produttori di PC stanno iniziando a “bloccare” i propri computer, tanto da far dire ad un’istituzione quale “PCWorld” che i computer assemblati sono morti. Presto, tutti i PC saranno difficilissimi da aprire e quasi impossibili da aggiornare, se non con l’intervento della casa madre o di tecnici altamente specializzati.

Ma cosa ne pensato gli appassionati? Siamo destinati ad un futuro in cui l’hardware è sempre meno nelle nostre mani? Purtroppo, fatta qualche piccola eccezione, sembra proprio di sì: più il mondo hi-tech si evolve, meno spazio viene dato agli utenti per modificare in casa i proprio apparecchi.

Le case continueranno a realizzare dispositivi desiderati dall’utente medio e non si preoccuperanno di fornire il il cacciavite che consente di riparare quel computer o quel tablet appena acquistato. Questo perchè ormai l’utente medio si interessa sempre meno di questo aspetto, anche se continuerà ad esistere un mercato di nicchia fatto di appassionati e videogiocatori che avranno l’esigenza di aggiornare spesso il proprio PC.

Insomma, il tempo del cacciavite è ormai finito e ora dobbiamo affrontare l’era del locked-down tech.

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