A Google serve Firefox per battere Internet Explorer, ma intanto Siri…

E’ ufficiale, Google sostiene economicamente Mozilla per integrare il suo motore di ricerca come predefinito in Firefox, al fine di portare l’attacco decisivo allo storico browser di Microsoft. E se il 2011 passerà nella storia dei browser come l’anno che ha visto crollare il dominio di IE (per la prima volta sotto il 50%), il 2012 potrebbe essere l’anno di un nuovo modo di fare ricerche.

E pare non siano nemmeno sufficienti le nuove versioni di Internet Explorer a far cambiare il parere degli utenti, ormai propensi ai prodotti alternativi perché più efficienti in generale, ma soprattutto perché frutto di logiche nuove e più originali.

L’accordo con Mozilla prevede che Google sia il motore di ricerca predefinito del browser open source. Accordo siglato per i prossimi 3 anni, per una cifra “significativa e robusta”, stimata sopra i 100 milioni di dollari. L’apporto economico di Google rappresenta quindi oltre l’85% degli introiti derivati da Firefox.

Sembra che la stessa Microsoft avesse provato una manovra identica, trovando però un fronte interno di resistenza verso Redmond (gli sviluppatori) e con l’intero staff di Mozilla votato ideologicamente e politicamente verso Google.

Per quanto possa sembrare strano, Google ha sostenuto finanziariamente e in modo fondamentale l’esistenza di Mozilla in questi ultimi anni. E questa non è stata una scelta di beneficenza, ma una chiara mossa strategica nello scacchiere dei browser.

La guerra dei browser era stata scatenata dalla Microsoft negli anni ’90 per contrastare sul nascere il successo di Netscape, perché si era intuito quanto fosse fondamentale e strategico il browser di Internet. La scelta fu tale che Windows integrò Internet Explorer e, per questo, fu multata dall’Antitrust europea presieduta da Mario Monti, con una delle più pesanti multe di tutta la storia. Ma quella scelta di Bill Gates determinò il dominio incontrastato di Internet Explorer per più di 10 anni, e la morte di Netscape. E forte di quel successo, Internet Explorer ha smesso di aggiornarsi realmente, diventando uno dei browser più vecchi e difettosi.

Questa fase di stallo di IE ha permesso il recupero di molti altri browser, molti dei quali nuovi e sostenuti da grandi aziende, che puntano oggi alla conquista del mercato intero, browser compresi.

Riuscire a fare integrare il proprio motore di ricerca su Firefox, permette a Google di mantenere la pressione su Microsoft, che vede aprirsi così un nuovo fronte. Se i browser che utilizzano Google per le ricerche aumentano, e diminuiscono quelli con Bing, il ritorno economico è immediato per Mountain View. E se quest’anno IE è sceso sotto la quota psicologica del 50%, nei soli USA il browser di Redmond con Bing e Yahoo hanno una quota complessiva delle ricerche totali di appena il 30%.

Microsoft reagisce investendo miliardi nella ricerca, soprattutto nella speranza di imporre il proprio sistema di ricerca Bing al posto di Google. Ma il mercato americano va nel verso opposto, con Google che viene scelto nel 65.6% delle ricerche totali. Yahoo, in crisi da molti anni (negli anni ’90 era il padrone delle ricerche, prima di appaltarle a Google), occupa il 15.5% delle ricerche (provenienti da Bing) insieme a Microsoft, che ha una quota del 15.2%.

E mentre Bing non guadagna mercato, Google riesce a salire del 6% in un solo mese, portando le ricerche globali da 17.1 miliardi ai 18.1 attuali. Microsoft prova a contrastare questa crescita insieme a Yahoo e AOL, col fine di arginare i guadagni derivanti a Google dal mondo della pubblicità. Ma i risultati non arrivano e Google rimane vincente come motore di ricerca, e adesso prova anche a conquistare la leadership nei browser.

Mentre si combatte quella guerra sui computer fissi, il successo dello smartphone ha aperto un ulteriore mercato delle ricerche, nel quale Apple entra a pieno titolo e con tutta la sua forza, e dove soprattutto Google non regna sovrana. Lo stesso Siri viene visto da Eric Schmidt come un “elemento dallo sviluppo interessante” che, tradotto in parole semplici, significa “un nuovo metodo di ricerca intelligente”, esportabile anche su tutti i computer fissi (non solo della Mela). Insomma la prima vera minaccia nel regno di Google. E forse si capisce meglio la spinta enorme di Mountain View per lo sviluppo e la distribuzione di Android.

Il vero successo di Siri sarà intuibile appena verrà rilasciata la versione definitiva e in tutte le lingue, ovvero nel 2012. Potrebbe essere questo il fronte lasciato scoperto da tutti, con l’eccezione del lungimirante Steve Jobs, che avrebbe intuito ancora una volta l’evoluzione e il futuro delle ricerche nel prossimo decennio. Se così fosse, Apple sarebbe ancora una volta in anticipo su tutti.

E se al modello di Apple se ne aggiungesse uno nuovo di Facebook ?

Quella che oggi pare l’offensiva verso il browser di Microsoft e la sua quota di mercato “convenzionale” da parte di Google, non vede impegnate nello stesso modo Apple e nemmeno Zuckerberg, perché concentrati entrambi a insidiare per la prima volta la grande G, sfruttando la loro piattaforma e puntando direttamente al cuore di Google. Senza nemmeno spendere le montagne di dollari investite da Microsoft nel progetto Bing, ma semplicemente servendosi di quanto sviluppato in questi anni eppoi distribuito con successo ai rispettivi milioni di utenti.

Microsoft lega le sue scelte strategiche al futuro di Yahoo, il cui domani è molto traballante. Da Redmond fanno sapere che Microsoft è in “piena corsa”. Nella speranza, però, di non lasciare il costosissimo Bing orfano di un browser e di un cellulare.

E mentre gli altri combattono una guerra sui fronti classici, Apple ha già iniziato a lavorare sul futuro bisogno degli utenti, inventando un sistema di ricerca intelligente, trasportabile anche sui computer fissi.

Una scelta strategica, a mio avviso, chiarissima.

 

 

Fonte: InfoWorld

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