I provider americani pronti a staccare la linea agli utenti che scaricano illegalmente file protetti da copyright

Dopo la Francia, anche negli USA si cambia: da oggi gli americani che scaricano illegalmente canzoni e film dalla rete riceveranno degli “inviti” a interrempore immediatamente la violazione, oppure si ritroveranno da subito una connessione Internet rallentata e successivamente il taglio stesso della linea.

Dopo anni di trattative e pressioni a tutto campo della potente industria di Hollywood e delle major musicali, i fornitori dei servizi di Internet hanno accettato questo ruolo, finora rifiutato, di sentinella e controllo per tutelare la legge e gli interessi altrui.

L’approccio alla violazione sarà graduale e si comincerà con dei semplici avvisi via email. Se questi avvisi fossero ignorati dall’utente, si procederà con soluzioni sempre più drastiche. Il recidivo sarà così punito con la chiusura dell’account Internet. In questo modo si spera di riuscire a educare gli utenti che commettono un reato e un danno economico. Verranno di sicuro cambiati anche i termini dei servizi forniti dai provider, in questo modo gli utenti stessi firmeranno un contratto preciso sul rispetto e le conseguenze delle nuove regole.

Otto anni fa la potente Recording Indusrty Association aveva fatto causa alla Verizon nel tentativo di avere dalla compagnia telefonica i dati degli utenti che scaricavano musica illegalmente. Ma senza successo.

Gli stessi provider sono ora considerati responsabili perché permettono la diffusione dei contenuti multimediali e quindi devono intervenire direttamente per non essere coinvolti loro stessi dai proprietari dei diritti intellettuali.

I provider vogliono quindi diventare non solo dei vettori passivi di servizi generici, ma dei veri e propri distributori di servizi, entrando quindi in un business allargato.

Il sistema, approvato ieri, prevede una serie di 6 avvertimenti che il provedier invia al proprio cliente, identificato durante la violazione del copyright.

Si comincia quindi con semplici email e notifiche, per passare poi a una linea con velocità ridotta e, infine, al blocco della navigazione web.

I clienti avranno comunque la possibilità di appellarsi e contestare il reclamo che hanno ricevuto.

Si spera in questo modo di creare un deterrente fastidioso che porti alla soluzione del problema senza arrivare al sesto e ultimo avvertimento. Un contenzioso legale verso singoli utenti sarebbe nella pratica impossibile e la Recording Industry Association ha spinto per questo tipo di soluzione.

I provider Internet che hanno aderito all’accordo sono AT&T, Cablevision, Comcast, Verizon e Time Warner Cable.

La pirateria musicale nei soli Stati Uniti è valutata per un danno equivalente di 16 miliardi di dollari all’anno persi dalle industrie che detengono i diritti di copia. Un oceano di soldi ai quali vogliono ora pescare gli stessi provider, che sono quindi coinvolti in una forma di business completamente nuovo.

Il download illegale è ormai una vera e propria abitudine radicata a livello culturale, soprattutto tra i giovani. E noi italiani siamo tra i primi al mondo. Però va detto che sono gli stessi costi esorbitanti dell’industria discografica ad avere alimentato un mercato illegale. Forse questi signori dimenticano quando un cd musicale era arrivato a costare 50 euro pochi anni fa !!! La stessa Apple ha dimostrato che con costi ridotti di musica e applicativi si può arrivare tranquillamente a guadagnare moltissimi soldi legalmente.

Questo tipo di approccio controllato dal fornitore del servizio, segue esattamente quello voluto dall’allora procuratore di New York, Andrew M. Cuomo. In questo modo si riuscì efficacemente a contrastare la pedopornografia.

L’industria discografica americana ha così contattato lo stesso Cuomo, ora governatore, per avere un aiuto concreto per la lotta alla pirateria digitale.

Tecnicamente il problema pirateria e pornografia infantile era identica (chiaramente non moralmente) e quindi si poteva adottare lo stesso metodo a tutela dei proprietari dei diritti intellettuali.

Lo stesso Cuomo ha dichiarato ieri la sua soddisfazione per l’accordo raggiunto tra i provider americani e l’industria cinematografica e musicale degli Stati Uniti.

L’accordo prevede che i proprietari dei contenuti protetti da copyright forniranno la prova dell’avvenuto file-sharing illegale ai fornitori di Internet, i quali saranno così responsabili dell’invio degli avvisi fino alla soluzione più estrema. I provider però non potranno rivelare mai l’identità del proprio cliente alle aziende discografiche o cinematografiche.

Se da una parte la soddisfazione è totale, artisti compresi, dall’altra si stanno muovendo associazioni come Center for Democracy and Technology e Public Knowledge, che hanno espresso pesanti dubbi sulla legalità di questo accordo, perché gli utenti stessi verrebbero giudicati e puniti senza un regolare processo in tribunale.

Ci sono anche dubbi che questo sistema riesca effettivamente a risolvere il problema della pirateria, perché di sicuro qualcuno inventerà la soluzione per aggirare anche i controlli dei provider. Infatti il controllo avverrà a livello del file sharing tra gli utenti e quindi del peer to peer. Insomma saranno i canali classici ad essere monitorati, torrent compresi. Ma qualche pirata si inventerà qualcosa di nuovo che riuscirà di sicuro ad aggirare anche questi controlli.

La sfida in realtà va ben oltre il problema della pirateria, perché bisogna capire se gli internauti potranno continuare a navigare liberamente nella Rete o se dovranno essere filtrati in un a sorta di nuova censura sui contenuti dei servizi di Internet.

Qualcuno è invece convinto che il file sharing è destinato a sopravvivere sempre a qualsivoglia tentativo di controllo.

Di sicuro la Apple continuerà da sola per la strada che le ha permesso di vendere 15 miliardi di applicazioni e canzoni in pochi anni, nel rispetto totale della Legge e del valore giusto in euro dei diritti intellettuali e dei consumatori.

Chissà quale sarà la reazione dei provider italiani ?

 

Fonte: NYT

 

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