L’azienda di Sunnyvale, fondata nel 1994 da due studenti di Stanford, sta passando una fase generale negativa e senza crescita, una crisi strutturale caratterizzata da anni di “stallo” e da possibili licenziamenti. Il momento di inventare qualcosa di nuova è arrivato.
Yahoo ha creato negli anni una delle più grandi comunità, composta di oltre 680 milioni di utenti. Ovvero il quarto “paese virtuale” più popolato della rete, dopo Google, Microsoft e Facebook. Eppure non ottiene lo stesso “rispetto” dei tre posizionati sul podio, soprattutto dalle aziende di pubblicità e dagli investitori importanti, e nemmeno dagli utenti stessi.
Il CEO di Yahoo, Carol Bartz, ha provato l’anno passato a rilanciare l’azienda con l’assunzione di uno esperto come Blake Irving, puntando a rafforzare i servizi migliori, come notizie e posta elettronica, capaci da soli di raccogliere oltre 250 milioni di utenti. Se questi utenti puntassero a siti dedicati, quei siti sarebbero tra i primi del mondo. Le sezioni di più successo sono quelle riferite alla finanza, sport e notizie in generale.
Dopo anni passati a cercare di competere con Google, ed evitare la scalata di Microsoft, è arrivato il momento di concentrarsi su prodotti innovativi capaci di attirare nuovi utenti e nuovi investimenti.
Dal suo arrivo Irving ha cercato di cambiara la mentalità di tutti, un po’ troppo scoraggiata da tempo, provando a convincere ogni lavoratore di avere un percorso da completare e di cui farne parte a pieno titolo.
Ma la reazione è stata troppo lenta, e soprattutto non se ne sono accorte nemmeno le casse della Società: i ricavi sono calati nel 2010, così come si prevede per l’anno in corso, quando invece Google continuerà ad incrementare il passo di una marcia che pare inarrestabile.
I tentativi di creare una sorta di social network sono falliti, e ormai da tempo l’azienda ha smesso di fare il motore di ricerca, dando in outsourcing alla Microsoft il servizio più importante. Un po’ come se la Ferrari desse in appalto la costruzione delle macchine alla Porsche. E speriamo che qualche manager di Maranello non ci abbia già pensato…
Inoltre il pericolo di perdere il contatto con il mondo mobile è altissimo, dove la presenza di Yahoo è ridotta ai minimi esistenziali.
Gli esperti di Wall Street ritengono le mosse di Irving positive e incoraggianti, ma attendono un riscontro coi numeri che per il momento non stanno arrivando.
Blake Irving, professore di economia 51enne, vanta una esperienza di oltre 15 anni nei prodotti online di Microsoft, come MSN, Hotmail e NetMeeting. Il CEO di Yahoo lo ha chiamato proprio per rivoluzionare l’intero sistema aziendale, cercando di imporre per la Società nuove sfide e nuovi orizzonti: “Ci sono pochissimi posti al mondo dove puoi fare quello che puoi fare qui“, ha dichiarato Irving.
Scontrarsi con la cultura consolidata di Yahoo non deve essere stato facile anche per un esperto come Irving, che di sicuro ha fatto colpo presentandosi la prima volta in azienda: jeans strappati, look da rock star, orecchino brillante e bacchette alla mano della sua batteria (in Italia non gli avrebbero nemmeno aperto la porta).
Irving pensa che la filosofia vincente debba essere quella di un musicista, sempre in attento ascolto degli altri musicisti, interagendo però con tutti: “Tu sei importante e non lo sei al tempo stesso“, ha spiegato.
La prima cosa che ha fatto è stata quella di comunicare allo staff di collaboratori i suoi valori fondamentali, a cominciare dal senso dell’umorismo. Era convinto inoltre che gli “Yahoos“, come si fanno chiamare gli impiegati, avessero passato ormai troppo tempo a discutere sul nulla, ad esempio se la pubblicità avesse “disturbato troppo gli utenti”, determinando in questo modo l’inizio del danno per la perdita di tempo. Ha preteso inoltre che tutti i prodotti del sistema Yahoo! fossero comprensivi della versione mobile e non dei soli computer.
Irving non avrebbe mai accettato la sfida se non fosse stato sicuro di riuscire nei suoi obiettivi. In azienda si stava ormai perdendo solo del tempo prezioso su quello che era stato fatto male (forse sarebbe il caso di assumerlo qui da noi…).
Ogni dipendente è stato richiamato a un comportamento “disciplinato” dopo anni di anarchia lavorativa, invitando tutti a non celebrare mai un successo ma a rimanere solo concentrati su di esso. E’ stato durissimo abbattere quella “forma mentis” ormai consolidata da troppi anni, ma oggi tutti riconoscono in Irving il merito della rivoluzione.
Uno dei nuovi progetti più ambiziosi è quello della “Ricerca diretta“, che consentirà agli utenti di ottenere le risposte alle ricerche senza fare ulteriori e snervanti click.
Ci sarà anche una versione rinnovata di Yahoo Mail, migliorata in tutto e senza il disturbo delle email di spam.
Flickr verrà fornito invece di un sistema comodo di browsing delle immagini.
Livestand è un’edicola personalizzata per la piattaforma mobile, progetto nel quale Irving crede molto, e che vede il coinvolgimento diretto degli editori.
Yahoo ha creato circa 18 applicazioni tra iPhone e iPad, e con l’acquisizione lo scorso mese di IntoNow, rilascerà una App in grado di riconoscere i programmi televisivi con pochi secondi di traccia audio, in pratica uno Shazam video.
L’intenzione di Irving è di concentrarsi solo su nuovi progetti, cancellando di fatto quelli esistenti ma fallimentari. E’ stata ceduto così Delicious, un servizio di social bookmarking. Altri prodotti ritenuti sacrificabili sono MyBlogLog, il motore di ricerca All theWeb e Yahoo Buzz, il servizio che elenca gli articoli di notizie popolari.
Quando a dicembre è trapelata l’intenzione di Irving di cedere alcuni rami d’azienda, lo stesso Irving è dovuto intervenire ufficialmente su Twitter, minacciando con un post tutti i collaboratori che avrebbero rilasciato ulteriori notizie sulle scelte strategiche future.
Non ci rimane che attendere con “ansia” e curiosità i nuovi servizi di Yahoo, nella speranza di rivedere i fasti del passato anni ’90, quando Yahoo era probabilmente il sito Web più importante, col quale collaborava anche “una certa sconosciuta aziendina” della Sylicon Valley, dal nome abbastanza buffo, Google…
Che dire ancora? Lunga vita a “Yet Another Hierarchical Officious Oracle” !