Apple: come un treno verso il futuro ma… con una locomotiva a carbone! (almeno questo dice Greenpeace)

La notizia è di quelle che ci sorprendono un po’ e la prima immagine che ci viene in mente è Steve Jobs che in ogni keynote degli ultimi anni ha sempre dedicato parte del tempo a spiegare come in Apple fossero stati attenti, nella produzione di ogni singolo prodotto, al rispetto dell’ambiente; per questo giunge quasi come una doccia fredda il report di Greenpeace intitolato “How dirth is your data? A Look at the Energy Choices That Power Cloud Computing” in cui la nota organizzazione ambientalista di fatto bolla la casa di Cupertino come la “meno verde” tra le società tecnologiche.

Prima di cominciare permetteteci di sottolineare come per la copertina dello studio sia stato scelto proprio un iPad; ora, se da un lato è comprensibile essendo Apple una protagonista (seppur negativa) del report, non crediamo di essere maliziosi (o quantomeno non crediamo di sbagliare) se pensiamo che ci possa essere anche l’intento di sfruttare la popolarità e la visibilità indotta dall’iDevice. Non Credete?

Tornando a noi, la notizia ha fatto un po’ il giro del mondo (segno che non siamo stati i soli a stupirci) ed è stata riportata su moltissimi siti italiani ed esteri (Washington Post, Forbes, PCWorld, The Register, per citarne alcuni) e riguarda le emissioni ambientali nocive riconducibili ai data ceters; con sorpresa abbiamo scoperto che i data centers di Apple sono dipendenti da energia elettrica prodotta con il carbone per il 54,5% (ma come? Possibile che nel mondo si utilizzi ancora tutto questo carbone?) ed utilizzano solo il 6,7% di energia “pulita” (quella ottenuta da fonti rinnovabili) ricorrendo quindi anche ad energia prodotta con il nucleare o con il petrolio e posizionandosi di conseguenza come fanalino di coda in una classifica che vede come virtuosi Yahoo e Google.

Queste le parole con cui Gary Cook -IT Policy Analyst di Greenpeace- ha commentato lo studio: Crediamo che gli utenti della rete vogliano di sapere che, quando fanno un upload o aggiornano il loro stato su FaceBook, non stanno contribuendo al riscaldamento globale o a future tragedie come quella di Fukushima.

Sempre nello studio di Greenpeace i colossi della tecnologia, come si vede dalla tabella, sono stati sono stati messi sotto la lente anche per quanto riguarda la trasparenza delle politiche aziendali in campo ambientale ed energetico, le politiche di riduzione delle emissioni inquinanti e quelle di scelta dei siti dove collocare i data centers. Magra consolazione: in questo caso la bocciatura riguarda praticamente tutti (i voti sono dati secondo il sistema americano dove A è il voto migliore e, via via scendendo, F il peggiore)

A questo punto è doveroso fare due precisazioni; la prima è che i dati relativi al consumo energetico non sono stati forniti direttamente dalle aziende ma estrapolati da Greenpeace; la seconda è che al momento manca ancora un commento ufficiale da parte di Apple.

Al di la di tutto, il report di Greenpeace è decisamente interessante e sicuramente molto più ricco e complesso di quanto, per ovvie ragioni, abbiamo potuto riportare qui. Se siete interessati all’argomento vi consigliamo di scaricare il PDF completo del report dal sito di Greenpeace).
Come sempre aspettiamo di conoscere la vostra opinione riguardo questo problema che sta sempre più a cuore a tutti.

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