Chi non si è fatto i conti in tasca all’uscita dei nuovi Macbook Pro basati su architettura Haswell? Ora alzi la mano chi alla fine sta ancora lavorando con il proprio vecchio Macbook Pro, con la scusa del valore affettivo o del “non va poi così male”. Se siete tra questi ultimi, ma ne fate un uso intensivo e date le novità introdotte a partire da Lion (che sfruttano molto di più il disco) vi siete accorti che le performance generali non sono più accettabili, allora potreste essere interessati a sostituire il vostro vecchio hard disk con un nuovo SSD. Sarà come una scarica di endorfine iniettata direttamente nei circuiti stampati del vostro mac, e di riflesso in voi.
Immagine: iFixit
L’obiettivo non è dare i dettagli tecnici per montaggio e installazione o i passi da seguire (articolo già pubblicato su Slidetomac), ma cercheremo di guidarvi verso la scelta giusta da fare in base alle vostre esigenze.
Fughiamo subito una falsa credenza: SSD non sta affatto per “Solid State Drive”, ma è un acronimo ricorsivo in piena tradizione Unix (ormai OSX è certificato POSIX) che riassume il senso di questo articolo ponendoci la domanda da cui il titolo.
Prima di tutto dovete decidere la spesa che potete e volete sostenere e valutare con attenzione lo spazio disco di cui avete bisogno. Per ottimizzare la scelta è fondamentale valutare due aspetti, e cioè l’età del portatile e il reale utilizzo del Superdrive: più il portatile è vecchio e meno vale la pena spendere (troppo alto il rischio di rotture o failure hardware per usura); meno si usa il Superdrive nelle attività quotidiane e più ha senso considerare l’ipotesi di eliminarlo (riponendolo in un boxesterno USB) liberando uno slot per un disco aggiuntivo.
Data la disponibilità di contenuti in rete, le potenzialità delle varie soluzioni di condivisione su Cloud e dei vari sistemi P2P quali torrent, sono quasi certo che a meno della necessità di importare qualche esotico CD o DVD o di produrne uno per genitori o nonni, vivrete ottimamente anche senza il Superdrive interno. In questo caso è possibile abbinare un SSD di taglio medio basso (64 o 128 GB) al vecchio hard disk, che verrà trasferito nell’alloggiamento del Superdrive grazie ad appositi adattatori (se ne trovano su Amazon, Buydifferent e spesso come opzione aggiuntiva durante l’acquisto dell’SSD stesso). In base alla disponibilità economica e delle performance generali del sistema che vogliamo ottenere, in questa fase è possibile considerare anche un’upgrade del vecchio disco come spazio (ideali 500 GB se avete grosse librerie multimediali) e/o velocità (7200 rpm o addirittura dischi ibridi con accesso a testina e piccola flash iniziale da 4/8/16 GB per ottimizzare gli accessi). In questa configurazione il nuovo SSD verrà usato per l’installazione del sistema e del software, mentre trasferiremo sul disco secondario tradizionale (eventualmente aggiornato) le home dei vari utenti in modo da abbinare alla velocità di caricamento di OSX e app tutto lo spazio necessario per i dati.
In questo modo si ottiene un vantaggio importantissimo e sottovalutato ovvero la divisione completa (due device diversi) tra software e dati. In caso di successive reinstallazioni sarà possibile, se necessario, formattare il disco di sistema, procedendo ad un installazione da zero (sempre preferibile ad un aggiornamento, dal punto di vista delle prestazioni e della pulizia) senza perdere nessun dato e senza sprecare tempo a ripristinarli da backup (comunque utili e da tenere sempre aggiornati) o da Time Machine: sarà sufficiente ricreare un utente con lo stesso nome e collegarlo alla home ancora presente sul disco dati. Questa scelta è molto più efficiente e robusta rispetto alla creazione di un Fusion Drive custom il quale, pur introducendo un layer che semplifica l’organizzazione dei dati (vediamo un unico disco) soffre di due grossi problemi. Prima di tutto stressa in modo molto intensivo l’SSD (sensibile nel tempo al numero totale di cicli di scrittura subiti) durante le fasi di redistribuzione dei dati e inoltre introduce un “point of failure” critico per la possibile perdita di dati: la rottura o l’errore di uno dei due dischi compromette anche il recupero dei dati dell’altro, dato che la struttura logica gestita dal file system è unica e distribuita su entrambi.
Per chi invece utilizza frequentemente il Superdrive, o comunque lo usa anche in mobilità, l’unica soluzione è alzare il budget a disposizione e investire tutto in un disco di taglio medio/alto (256/512 GB). La spesa sarà compensata da migliori performance, dato che oltre al sistema e le app anche i dati potranno godere della maggiore velocità di accesso fornite dall’SSD.
Nel prossimo articolo entreremo dei dettagli della gestione della home degli utenti, e vedremo come spostarla e come riassegnarla, in caso di cambio utente o in caso di reinstallazioni complete.