Sfortunatamente, sebbene la tecnologia continui a fare passi da gigante, le dispute fra le principali aziende sono ormai all’ordine del giorno. Se poco tempo fa, Kodak aveva citato Apple per la violazione di determinati brevetti, in questo periodo è accaduto esattamente il contrario. Da quanto trapelato, l’azienda Statunitense ha presentato un documento, al tribunale fallimentare degli Stati Uniti nel Southern District di New York, in cui segnala il tentativo dell’azienda Asiatica di “entrare in una struttura di finanziamenti, di oltre 950 milioni di dollari, ideati per la proteggere alcuni brevetti indebitamente reclamati dalla stessa come proprietari”.
Nella presentazione, Apple fa notare come la controversia coinvolga “un lavoro pionieristico riguardo alla nascita della fotografia digitale, tecnologia di immagini, relativo hardware, software ed interfacce di comunicazione”, risalente addirittura ad i primi anni ’90, quando le due società avevano stretto una partnership “per esplorare un mondo sconosciuto e favorire la produzione delle prime macchine fotografiche digitali Apple”. Nello stesso periodo, l’azienda di Cupertino ha “rivelato l’architettura dei nuovi dispositivi, obbligando Kodak a firmare vari accordi di non divulgazione”.
Oltre a questo, Apple ricorda come l’azienda Asiatica sia stata “leader nelle fotocamere a pellicola di quell’epoca”, proprio nel momento in cui, nel 1994, la stessa società Statunitense ha rilasciato la QuickTake 100, descritta oggi come la “prima fotocamera digitale” e tra i “100 gadget più influenti dal 1923 al 2012″. Strategia di mercato abbandonata con il ritorno di Steve Jobs, come capo di Apple, nel 1997.
Nel corso degli anni, la società controllò l’operato e la diffusione dei vari dispositivi prodotti, scoprendo che venivano utilizzati brevetti sanciti dalla precedente collaborazione, senza versare alcun contributo al detentore degli stessi; per questo motivo, in seguito ad un’indagine esterna, nell’Agosto 2010, Apple le fece causa sostenendo “l’appropriazione indebita del brevetto 216“, il contenzioso è ancora in atto.