Secondo quanto emerso nelle ultime ore sembra che la Foxconn abbia deciso di aumentare il salario degli operai entry-level nel tentativo di calmare le acque intorno alle condizioni di lavoro nelle fabbriche.
Questo aumento risulta essere addirittura il terzo nell’arco di un anno e mezzo; con questo nuovo provvedimento a favore dei lavoratori un operaio entry-level impegnato nella produzione in fabbriche a Shenzhen otterrebbe a partire da ora una paga mensile aumentata dal 16% al 25% in base al passaggio o meno di un test tecnico: la paga base sarebbe dunque di 1,800 yuan, pari a 286$, o di 2,200 yuan qualora l’operaio sia fornito di certificazione, pari a 349$. Nonostante l’enorme divario con gli standard occidentali, secondo quanto affermato dalla Foxconn tale paga risulterebbe essere decisamente superiore al compenso minimo richiesto all’interno delle province cinesi, basti pensare infatti che tre anni prima la paga era di 900 yuan, ovvero di 143$.
Questa decisione sembrerebbe derivare dalla maggiore supervisione sulle condizioni dei lavoratori attuata da Apple in quest’ultimo periodo, specialmente dopo molte proteste e report profondamente negativi sullo stato dei lavoratori nelle fabbriche della Foxconn. La principale preoccupazione sulla condizione degli operai riguarda il numero eccessivo di ore di lavoro richiesto per la produzione dei dispositivi all’interno della fabbrica, che offre i suoi servizi non solo ad Apple, ma anche a Dell, HP, Microsoft, Nintendo, Nokia, Sony e molti altri. Nonostante dunque l’aumento del salario, forse suggerito proprio dall’azienda californiana, il problema più importante, ovvero lo stato precario degli operai, continua a rimanere, e finché proprio questo aspetto non verrà indirizzato è difficile che le lamentele e le proteste avranno fine.